Fronteggiano la bufera i consiglieri comunali Francesco Zaccagni dei Socialisti Civici Popolari e Riccardo Biancarelli dei Democratici per Gubbio dopo l’elezione nel 2019 nella lista dei Liberi e Democratici. Hanno chiesto tutto il sostegno alla loro stessa maggioranza, aspettandosi una nota ufficiale delle forze di governo cittadino che potrebbe arrivare da un momento all’altro, dopo i rilievi e le diffuse reazioni sulla vicenda del Css-Combustibile solido secondario che li trova favorevoli in una coalizione da sempre contraria e al cui interno c’è chi richiama tra gli imbarazzi – pur senza dirlo apertamente – la loro posizione di dipendenti del gruppo Colacem.
Zaccagni e Biancarelli hanno reagito sui social con una lunga ricostruzione destinata alla stessa coalizione e ai propri elettori per confermare il posto in Consiglio Comunale e la posizione in maggioranza.
“Premesso che le situazioni di incompatibilità – scrivono – con qualsiasi ruolo istituzionale sono disciplinate dalla legge, e non è il nostro caso, vogliamo evidenziare l’assoluta linearità e trasparenza della nostra azione politica”.
Il conflitto d’intesse in questo caso localistico, che aleggia internamente alla maggioranza quando Zaccagni e Biancarelli parlano e si occupano di questioni legate ai cementifici, richiama le ataviche battaglie della sinistra, e dunque anche di Zaccagni e Biancarelli, nei confronti di Silvio Berlusconi. Ed è proprio il tema che rimbalza e imbarazza nelle riflessioni interne alla coalizione di Stirati.
Ecco la ricostruzione completa dei due consiglieri comunali: “Quando ci è stato chiesto di candidarci nel 2019 nella coalizione a sostegno del sindaco Stirati, eravamo già da molti anni dipendenti Colacem e a tutti erano note le nostre posizioni su temi come energia e combustibili, oggi di grandissima attualità, compresi i Css, non avendo mai avuto la volontà di nasconderle in contesti privati, pubblici e istituzionali. Era altrettanto noto da parte nostra che tra i numerosi punti previsti nel programma elettorale della coalizione vi fosse il No ai Css, come del resto nei programmi di tutti gli schieramenti, come fosse un prerequisito per poter partecipare alle elezioni. Eppure in questa fase i fatti stanno dimostrando quanto questo punto programmatico fosse una promessa ipocrita perché impossibile da mantenere visto che la competenza su tale materia è esclusivamente regionale e nazionale. In una maggioranza che è comunque espressione di varie componenti politiche è normale che vi siano visioni articolate su alcuni punti programmatici; il sale della democrazia vuole che se ne dibatta all’interno ma poi, come avviene in qualsiasi consesso collegiale, si sostiene ciò che la maggioranza ha deciso. E’ così che a giugno 2020, come in qualche altra occasione per argomenti diversi dai Css, ci siamo trovati a votare, insieme a tutto il Consiglio Comunale, una mozione che nella sostanza era contraria all’utilizzo dei Css nei cementifici eugubini ma al contempo lasciava spazio per una serie di approfondimenti. Lo abbiamo fatto con spirito di lealtà e correttezza verso la coalizione. Da allora è cambiato il mondo: a parte la pandemia, una crisi energetica prevista e devastante, una nuova legge dello Stato che ha fugato ogni dubbio sulle modalità di autorizzazione dei Css, e per ultimo una guerra assurda che sta mettendo in evidenza tutte le contraddizioni del vetero ambientalismo italiano che, dicendo No a tutto, ha reso l’Italia debolissima e dipendente da altre nazioni da cui importa energia. In questi giorni la questione Css è tornata in evidenza a seguito del ricorso al Tar senza sospensiva che il sindaco Stirati e la sua Giunta hanno deciso di attivare contro l’autorizzazione della Regione a utilizzare i Css nei cementifici eugubini in base alla sopracitata legge di conversione del Decreto legge Semplificazioni. Anche in questo caso abbiamo esternato in sede di riunione di maggioranza, insieme ad altri consiglieri, tutta la nostra contrarietà al ricorso, perché per noi insensato sotto ogni punto di vista oltre che quasi sicuramente perdente. Da persone responsabili quali siamo, abbiamo pensato che l’unica nostra vera arma a disposizione, cioè uscire dalla maggioranza e far quindi commissariare il Comune, sarebbe stata una vera catastrofe in una fase difficilissima per la città e per l’intera nazione. I Css, continuano a essere nella nostra comunità un tema demagogico, elettorale e lontano da considerazioni tecnico-scientifiche, mentre rappresentano ormai una prassi consolidata in tutta Italia e in Europa. Oltre questo tema, ci sono tante cose che l’Amministrazione Comunale ha fatto e altre che sta facendo per lo sviluppo economico e sociale della città. Noi è sul da farsi che ci concentriamo e non faremo mai mancare il nostro impegno e senso di responsabilità, sacrificando tempo e serenità”.
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