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Vignoli lasciata al suo destino dopo la frana: residenti infuriati. Che fine hanno fatto i soldi per risanare il dissesto idrogeologico?

A Vignoli i residenti sono infuriati

La terra di nessuno, o meglio di una trentina di famiglie che si sentono abbandonate e cercano ormai da nove anni delle risposte concrete dopo tante promesse, sopralluoghi, contatti telefonici e incontri che non hanno risolto alcun problema e anzi aumentano preoccupazioni e scoramento. La storia di Vignoli, già corridoio bizantino con chiese e possedimenti, è oggi la realtà di una fascia tra Dondana e Torre Calzolari, dove un’alluvione nel 2013 ha provocato una frana che ha lasciato segni pesantissimi con un dissesto idrogeologico mai sanato.

Ci hanno rimesso soprattutto le case, con le famiglie della zona costrette ad arrangiarsi. L’amministrazione comunale in tutti questi anni, con i politici di turno, ha dato rassicurazioni e promesso interventi risolutivi che non si sono mai visti. Su una casa è stato steso sul terrazzo un lenzuolo con l’emblematico Lasciati al nostro destino, a testimoniare tutto il disagio e la tristezza.

«C’erano 3.660.190 euro stanziati dalla Regione nel 2021 – spiega Mauro Monacelli, già presidente del Comitato territoriale dell’area est – ma ritenendo che non avrebbero risolto, hanno previsto solo 520mila euro per consentire ai privati di acquisire terreni altrove, dove costruire le case, sebbene il Comune avesse delle aree proprie. Ci hanno poi indotto a ricorrere al 110 per cento, come unica soluzione possibile, inducendo perfino le famiglie ad adottare atti notarili di separazione dei beni. Il Comune ci ha lasciati soli e negli anni il borgo si è spopolato».

È stato messo a punto un dossier con tanto di particolari e foto per chiarire come stanno esattamente le cose. Lo stato di abbandono nella totale trascuratezza non ha fatto perdere ai residenti rimasti la voglia di combattere e di rivendicare il diritto di cittadini, pur nella consapevolezza che il numero esiguo non porta appeal elettorale al di là dei contatti perlopiù sotto elezioni con le immancabili promesse. «Abbiamo avuto degli incontri racconta Monacelli – ma ci lasciano il cerino in mano senza alcun sostegno concreto, ma solo una convenzione per ricorrere allo strumento del 110 per cento che riteniamo inadeguato per la nostra situazione. Lo stato di calamità naturale ci spetta e con il dissesto contavamo di avere gli stanziamenti per sistemare la zona. Invece niente».

Una famiglia ha preferito demolire la propria abitazione per costruirne un’altra, c’è chi ha deciso di andarsene e chi è invece rimasto per contrastare la linea del Comune e dare battaglia.