Non era una buona cosa alimentare le polemiche, che pure ci sono state, durante lo Spencerhill Festival che ha tenuto banco fino a domenica scorsa, 30 luglio, portando a Gubbio migliaia di fan della celebre coppia del cinema da ogni parte d’Italia e diversi Paesi d’Europa.
Una vetrina e un’opportunità turistica e anche promozionale di un livello alto, impreziosita dal bagno di folla sabato scorso 29 luglio per l’arrivo in piazza Quaranta Martiri di Terence Hill con i familiari di Bud Spencer che sono stati salutati con grande trasporto dai presenti.
L’operazione è sicuramente positiva, come rimarcato anche dall’associazione Host, anche per i riflessi mediatici tra tv, giornali e web, ma a festival finita s’impone una riflessione che guarda anche al futuro.
Non è un mistero che la kermesse era stata prevista e annunciata nell’area del Teatro Romano con tanto di pubblicizzazione sul sito ufficiale. Quando la Soprintendenza, che aveva inizialmente prospettato l’assenso pur se soltanto nei colloqui verbali, l’organizzazione dello Spencerhill Festival l’ha presa malissimo al punto da pensare a un trasferimento in altra città.
Con l’Amministrazione Comunale si è trovata l’alternativa di piazza Quaranta Martiri che non è certamente idonea per un evento del genere, paralizzando un’intera parte di città tra le inevitabili reazioni pesantemente critiche di residente e soprattutto commercianti della zona. Ma per salvare il festival è stata presa questa decisione che ha lasciato subito perplessi mostrando criticità che sono poi emerse nei giorni della rassegna.
Ora che il festival è passato e si pensa alla prossima edizione, con la volontà di farlo restare a Gubbio, è chiaro che va operata una riflessione. Vale ricordare che lo Spencerhill Festival è stato ospitato per 19 edizioni in Germania e alla ventesima ha deciso di approdare in Italia scegliendo Gubbio anche per il legame della città con Terence Hill, che dal 2014 è cittadino onorario avendo girato qui ben otto serie della popolare fiction di successo “Don Matteo”.
Gli organizzatori faranno il proprio bilancio che sarà economico (con gli incassi dagli ingressi e l’indotto) e strutturale. L’Amministrazione Comunale ha fin d’ora il dovere di porre la questione dell’utilizzo del Teatro Romano per spettacoli ed eventi senza dover tutte le volte andare con il cappello in mano. Se serve dare battaglia, il Comune deve farlo per evitare che certi organismi dello Stato facciano il bello e cattivo tempo sopraffatti da burocrazia e convinzioni personali che cambiano da dirigente a dirigente alzando il tasso di discrezionalità che nella pubblica amministrazione è intollerabile.
Sorprende peraltro il fatto che la Soprintendenza si erge a paladina della tutela delle aree archeologiche e dei monumenti, salvo poi chiudere gli occhi quando un piazzale (non asfaltato) in un’area archeologica viene trasformato in un parcheggio a pagamento da un Comune senza sapere se vi siano permessi e con quali presupposti. Ogni riferimento al parcheggio a pagamento del Teatro Romano non è puramente casuale. Si tratta di un vero scandalo, sollevato anche da 23 attività economiche della zona che sono in subbuglio perché quel piazzale debba essere semmai utilizzato per il parcheggio libero almeno nei giorni feriali, come previsto dal piano dei parcometri alla base dell’appalto vinto dalla Sis di Corciano che è stato poi cambiato di punto in bianco.
L’area del Teatro Romano ha una vocazione naturale per ospitare certi eventi, con tutte le dovute prescrizioni per la tutela. Il divieto di una singola manifestazione rispetto ad altre è invece puro arbitrio e questo dovrebbe indurre il sindaco Filippo Mario Stirati a far rispettare la città sempre più stanca di “carrozzoni” che fanno da “tappo”.
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