Può considerarsi in dirittura d’arrivo l’accordo tra il sindaco ricandidato Filippo Mario Stirati e quel che resta del Pd tra le spaccature interne e la rinuncia al simbolo con l’abiura del quinquennio di opposizione.
Il segretario Andrea Smacchi sta aspettando il documento nel quale l’attuale maggioranza riassuma i punti dell’intea che è innanzitutto sulla sostanziale cancellazione del partito di piazza Oderisi come fortemente voluto soprattutto dalle liste civiche “Liberi e Democratici” e “Scelgo Gubbio” (Stirati e i socialisti sono sempre stati per l’accordo senza particolari riserve). Si va dalla rimozione del simbolo al no alla classe dirigente in carica, dalle candidature tutte nuove in una lista civica che potrebbe chiamarsi “Gubbio Democratica” alla dichiarazione ufficiale sul buon lavoro di Stirati dopo un quinquennio di dure critiche, fino al no all’incenerimento dei rifiuti e alla revoca della delibera sul ridimensionamento del laboratorio analisi dell’ospedale di Branca. Smacchi intende fare i passaggi a livello di coordinamento regionale sotto la guida del segretario Gianpiero Bocci, di segreteria locale e di Unione Comunale che potrebbe essere convocata per domani sera o comunque in settimana.
Resta in piedi la questione delicata di cosa faranno i due consiglieri comunali Virna Venerucci e Marco Cardile, così come chi ha criticato apertamente l’accordo con Stirati a tutti i costi (soprattutto per la rinuncia al simbolo). Ci potrebbero essere altre fuoriuscite dall’ormai ex Pd (alcuni sono già transitati nel progetto civico che ha come candidato a sindaco Filippo Farneti), oppure un disimpegno nel fare la campagna elettorale schierandosi apertamente contro Stirati. Nella coalizione del sindaco ricandidato si fanno strada in queste ore timori su quello che farà Orfeo Goracci (l’ex assessore Graziano Cappannelli ha annunciato su Facebook decisioni per oggi) e sul peso che potrà avere il centrodestra con Marzio Presciutti Cinti, oltre a Rodolfo Rughi dei 5 Stelle e lo stesso Farneti. Ecco perché nell’attuale maggioranza si è deciso di rompere gli indugi sull’accordo confidando che possa portare vantaggi nel primo turno e rimandando al dopo voto ogni discorso sull’eventuale divisione degli assessorati e strategie di potere.
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