Rimane allarmante il problema dello smaltimento rifiuti. Nel documento di sintesi approvato dai Comuni umbri rappresentati dall’Autorità umbra per i rifiuti e l’idrico (Auri) preliminare al piano d’ambito non ci si gira attorno prospettando un uso ancora maggiore delle discariche sempre più ai limiti nei livelli inquinanti. “È evidente – è scritto nel documento – come la situazione sul fronte degli smaltimenti possa presentare criticità anche nel breve-medio periodo. Per tale motivo, assume carattere di priorità assicurare, per le discariche ove sia tecnicamente e ambientalmente sostenibile, il pieno utilizzo delle possibilità di ampliamento che gli impianti esistenti presentano”.
SOLUZIONI CONTROVERSE. Dopo la verifica degli stessi Comuni, è arrivata l’assoggettabilità alla Valutazione ambientale strategica (Vas) ed è stata messa nero su bianco la necessità di allargare le discariche, in assenza di una svolta impiantistica. L’Auri in prospettiva ha indicato due impianti di produzione di combustibile solido secondario (Css) a Perugia e nel ternano, in siti già attivi sul fronte della lavorazione rifiuti. Ma regna sovrana l’emergenza fino a quando non saranno a regime, anche con l’esportazione dei rifiuti fuori regione prorogata a fine 2018. La disponibilità di discarica a fine 2017 è stimata pari a 839mila metri cubi. L’attuale disponibilità di smaltimento non riesce a far fronte al fabbisogno per il periodo 2018-2029. È stata anche approntata un’indagine di mercato per la vendita del Css, ma per ora bisogna pagare per smaltire. Non sarebbe un affare a livello economico, ma una necessità per non farsi sopraffarre ulteriormente dall’mmondizia. La quota di rifiuti a smaltimento, nonostante il calo della produzione complessiva, risulta secondo il documento “non trascurabile. C’è tuttavia da sottolineare come una gestione volta alla valorizzazione di tutti i flussi residui dai trattamenti potrebbe determinare un fabbisogno di smaltimento in discarica al di sotto della soglia del 5% indicata dalla comunità europea”.
NIENTE TERMOVALORIZZATORE. Valorizzazione con vendita di Css, senza pert, prevedere impianti dedicati dentro i confini regionali. “Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti indifferenziati residui – scrivono nel documento i tecnici incaricati da Auri – gli scenari che si delineeranno, anche sulla base degli orientamenti espressi ai diversi livelli amministrativi, escludono la possibilità di realizzare in ambito regionale un impianto dedicato al recupero energetico diretto della componente secca dei rifiuti; si ritiene infatti perseguibile una strategia gestionale che riduca il rifiuto residuo a livelli tali da non rendere tecnicamente ed economicamente sostenibile un impianto dedicato”. Dunque, non ci saranno bruciatori in Umbria.
LE CEMENTERIE. “Nel rispetto delle indicazioni normative – osserva Auri – e al fine di perseguire gli obiettivi della pianificazione sovraordinata, dovrà essere disegnato un modello gestionale che tenda al contenimento dello smaltimento finale in discarica massimizzando al contempo le opportunità di recupero di materia e di energia nelle forme tecnicamente ed economicamente perseguibili”. Resta l’opzione dell’utilizzo delle cementerie, con tanto di citazione nella cartina impiantistica del futuro, nonostante il no ribadito dal Comune di Gubbio e immancabile terreno di confronto politico quando nessuno ha mai preso posizione e favore dell’incenerimento pur non avendo titoli né competenze per opporsi o meno.
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