E’ un testimone chiave l’ex dirigente comunale Gabriele Silvestri, oggi in pensione, al processo Trust, sui presunti abusi d’ufficio dell’ex sindaco di Gubbio Orfeo Goracci che al tribunale di Perugia vede coinvolti politici, ex amministratori, dipendenti ed ex dipendenti comunali. Silvestri è comparso martedì scorso davanti al collegio giudicante per la quarta volta consecutiva e sono previste almeno altre due audizione a partire dalla prossima udienza prevista per il 17 febbraio 2020 (è stata annullata quella in calendario per lunedì prossimo).
Nel corso dell’ultima udienza, le domande rivolte al test dall’avvocato Modena e dall’avvocato Dimario (legale del Comune di Gubbio che si è costituito parte civile nei confronti di Goracci e degli imputati), hanno teso soprattutto a spiegare ancor meglio la reale articolazione e il funzionamemento della Giunta Comunale , al di là di quanto appare dagli atti deliberativi formali.
Secondo la testimonianza di Silvestri, che oltre che ad essere dirigente svolgeva speso anche le funzioni di segretario comunale, al vertice del sistema c’era Goracci considerato “decisore supremo e la cui volontà – ha spiegato Silvestri -, indiscutibile ed indiscussa, non poteva subire alcuna obiezione, alcuna critica, alcun rilievo. Immediatamente al di sotto di Goracci, ma in posizione rilevante in quanto con lui codecidevano gli affari più importanti, così come il gradimento oppure l’ostilità verso soggetti vari, associazioni o singoli individui, vi erano quattro assessori, Maria Cristina Ercoli, Lucio Panfili, Graziano Cappannelli e Marino Cernicchi”.
Questi erano per Silvestri “le colonne portanti del sistema Goracci all’interno della Giunta Comunale, anche se l’assessore Cernicchi manteneva un ruolo di minor rilievo, soprattutto con funzioni di manovalanza. Vi erano poi altri quattro assessori, in posizione – come la definisce Silvestri – alquanto subordinata e assai meno rilevante e spesso ignari di ciò che andavano a deliberare in giunta: Renato Enzo Albo, Renzo Menichetti, Aldo Cacciamani e Sauro Monacelli. Questi ultimi a volte esprimevano, seppure in maniera timidissima in quanto timorosi di Goracci, qualche lieve critica o osservazione, tant’è che a volte qualcuno di essi, Renzo Menichetti, venne aspramente redarguito e umiliato. Tanto è vero che, ad un certo punto, sia Albo che Menichetti uscirono dalla Giunta Goracci”.
Un’altra domanda fatta a Silvestri ha riguardato il ruolo delle funzionarie Lucia Cecili e Nadia Ercoli, sorella dell’assessore Maria Cristina Ercoli. L’ex dirigente ha tenuto a precisare che “mentre Lucia Cecili aveva sposato anima e corpo il cosiddetto sistema goracciano, aderendo alle richieste del decisore Goracci e dei codecisori Ercoli-Panfili-Cappannelli-Cernicchi, con partecipazione, piena convinzione ed addirittura con una sorta di entusiasmo, l’altra funzionaria Nadia Ercoli lo fece ob torto collo, nel senso che, se è vero che anch’essa era una sostenitrice del sistema di Goracci è anche vero che si trovò stretta e dunque psicologicamente pressata dal fatto che era la sorella dell’assessore Ercoli e dal fatto che era, oppure era stata, strettamente legata al sindaco Goracci da particolari vincoli extralavorativi”.
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