Patrizia Nardi, responsabile tecnico-scientifico dei progetti Unesco per la Rete delle grandi Macchine e Festa dei Ceri di Gubbio, ha diffuso una propria lettera: “La prima volta che arrivai nella Vostra Città, in occasione della Festa dei Ceri del 2005, rimasi molto impressionata da quello che vidi. Un luogo, i suoi palazzi medievali e le sue strade di pietra, il verde tenero di una primavera umbra in fiore, un cielo azzurrissimo. Il viaggio da Perugia a Gubbio fu emozionante: era la mia prima visita alla Città di Pietra. Poi, da lontano, un monte: il Monte. E la città “grigia” ai suoi piedi, elegante, gentile. Il suono del Campanone, i vessilli, le bandiere, gli stendardi alle finestre con i colori dei Ceri e dei quartieri della Città. I tamburi all’alba a “dar la sveglia” agli eugubini, le bande, le sfilate, le chiarine. I mazzolin di fiori. E infine il turbinio: le brocche, i Ceri, la Corsa. Sant’Ubaldo. Pensavo di essere venuta a vedere una festa, nella mia “strana” idea di unire l’Italia attraverso la sua cultura della tradizione di questo nostro splendido spazio mediterraneo; di costruire ponti in un Paese che soffre ancora di distanze ed emarginazioni. Ma vidi soprattutto la gente, gli eugubini: attori e spettatori di un copione antico e sempre attuale, di un rituale affascinante e condiviso. Vidi i vostri canti, i balli, le taverne. Gli abbracci e le spinte. Le mani protese e la pacca durante la muta. Il giallo, l’azzurro e il nero delle vostre camicie che riempiono ogni spazio infinitesimo, ovunque. E, nello stesso tempo, il vostro intimo legame con secoli di Fede. Vidi la comunità dei Ceri e fu amore incondizionato. L’inizio di un percorso che mi ha fatto tornare tante e tante volte da sola e insieme a tutte le comunità della rete, che mi ha dato la spinta del fare e dopo la forza del recuperare ciò che era sembrato perso, che mi ha fatto riannodare fili ed intessere nuove trame, nuovi obiettivi e un rinnovato dialogo tra comunità, amministratori, istituzioni ministeriali. Oggi tutto questo si ferma, in sospensione. Il 15 maggio, giorno della Corsa dei Ceri, sarà il primo giorno del nostro tempo sospeso. E niente e nessuno più di una comunità di una festa, che è comunità dialogante e riconosce il suo essere nella relazione, può capire il senso e dare valore a questo momento di silenzio imposto e accettato e che sarà donato al mondo intero. Non saranno quest’anno le vostre gambe e le vostre spalle a portare i Ceri, ma il vostro cuore, fin su al Monte. Per tutti noi. Noi ci fermeremo. Responsabilmente. Ma solo il tempo di riposare e di riflettere. Per riprendere, più forti, il nostro cammino, in tutte le sue caleidoscopiche espressioni. Torneremo sulle nostre piazze, insieme alle nostre Macchine. Più belli di prima”.
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