Maggio a Gubbio non è un mese come gli altri. Maggio a Gubbio è un tempo indefinito, uno stato dell’anima, un modo di vivere la vita diverso che non trova paragone con nessun altro periodo dell’anno. Maggio a Gubbio è il mese dei Ceri, ma maggio (anche) a Gubbio è il mese in cui spesso si decidono le sorti di intere stagioni calcistiche, ciò che pure ha turbato per tante settimane la mente del Padule San Marco. Che dopo la pausa forzata di inizio 2022, con lo slittamento della ripartenza dei campionati deciso dal Comitato Regionale Umbro, ha tremato all’idea di giocarsi una stagione nelle due domeniche nelle quali Gubbio sarebbe tornata a vivere la Festa dei Ceri. Eppure i pianeti si sono allineati una volta di più in un’annata a suo modo storica, pronta a essere chiusa sabato 21 maggio con la gara interna col Pistrino, la prima occasione per fare festa assieme a una moltitudine di persone che ha seguito con interesse e passione la scalata della formazione verde amaranto in Promozione. Non una gara banale: con un pari gli eugubini confezionerebbero la stagione perfetta, puntando a restare immacolati dall’inizio alla fine (per ora lo score parla di 20 vittorie e 9 pari). “Sarà dura riuscire a tenere alta la tensione, ma è un risultato al quale puntiamo tutti con grande decisione e orgoglio”, spiega Giacomo Calzuola. Che del Padule San Marco è stato anima, tecnico, giocatore, capocannoniere e (in certi casi) anche factotum al campo d’allenamento. Uno che ha fatto della passione la sua miglior virtù, uno che ha messo una firma in calce su un trionfo sul quale in pochi a inizio stagione avrebbero scommesso.
Giacomo, è stata davvero una favola o in fondo credevate di poter fare un cammino simile?
“Non so se favola sia la parola giusta, ma di sicuro è stato un percorso lungo, a tratti entusiasmante, altre volte assai faticoso. E non so se siamo andati oltre i nostri limiti, perché forse dobbiamo ancora comprendere quel che abbiamo fatto. A un certo punto abbiamo davvero dovuto raschiare le energie dal fondo del barile, perché avremmo dovuto finire a metà aprile quando invece a metà maggio eravamo ancora a giocarci la promozione diretta con la Virtus Sangiustino, che davvero non c’ha regalato nulla. A loro rendo merito per quanto hanno saputo fare, ai miei ragazzi dico semplicemente che sono stati straordinari e impagabili per impegno, abnegazione, sudore e sacrifici. E no, tutto questo all’inizio non era affatto scontato”.
Quando hai capito che sarebbe stato l’anno buono?
“Probabilmente nei due mesi di stop forzato imposto dal CRU. Forse il campionato l’abbiamo vinto in quel momento: le altre squadre magari non hanno sfruttato quella sosta prolungata per lavorare con la giusta attenzione e noi quando ci siamo ripresentati in campo sentivamo di avere qualcosa in più rispetto alla concorrenza. Dopotutto abbiamo fatto un girone di ritorno da 11 vittorie e 3 pareggi, e un paio di partite sarebbero potuto finire diversamente aumentando ulteriormente il divario da chi ci inseguiva. Poi però negli ultimi due mesi è stato faticoso tenere il ritmo e la mente lucida. Anche perché la prospettiva di dover giocare il 15 e il 22 maggio non era per nulla rassicurante”.
Alla fine però anche le altre formazioni hanno capito le ragioni della capolista…
“Siamo stati fortunati nel poter anticipare le ultime due gare al sabato. Se avessimo dovuto affrontare il Montecastelli il 15 maggio sarebbe stato un problema, oltre che un gran peccato, perché vedere andare a monte tutto il lavoro fatto in questi 9 mesi avrebbe rappresentato una sorta di incubo”.
Calzuola alla fine ha risposto al solito presente con 19 gol e il titolo di capocannoniere: è la conferma che la classe non ha età?
“Diciamo che ho dovuto giocare praticamente sempre perché non avevamo un attaccante di ruolo con le caratteristiche che ci servivano. E non è che non lo abbiamo cercato: il problema è che in giro per Gubbio di prime punte vecchia maniera non ce ne sono, e non potevamo permetterci di andarle a pescare fuori. La mia felicità più grande è stata data dal fatto che non ho mai lamentato problemi fisici, cosa che alla mia età (i 40 li ho passati da un pezzo…) non è di secondo conto. Poi diciamo che la porta l’ho sempre vista bene anche in passato e sono felice che sia stato così anche quest’anno”.
Con 49 reti fatte e appena 15 subite, è giusto affermare che il Padule San Marco ha costruito la sua promozione sulla solidità difensiva?
“Si, ma non solo. Una rosa di 27 giocatori mi ha permesso sempre di attingere alle risorse disponibili nel momento in cui c’era bisogno di determinati elementi. Certo gli infortuni non sono mancati, ma alla fine ne siamo sempre venuti fuori con carattere. Dei 15 gol presi, tenete conto che 3 ne abbiamo subiti a Montecastelli (gara vinta 5-3) e che la metà sono diretta conseguenza di calci di rigore. Perché gli arbitri non c’hanno perdonato niente, ma alla fine anche sotto questo aspetto siamo stati bravi a non disunirci o scomporci. A conti fatti, in 18 delle 29 gare disputate abbiamo chiuso con la porta inviolata e questo è un gran risultato. E poi fatemi dire che Biletti in porta è stata una rivelazione: per quanto ho visto, merita davvero palcoscenici superiori”.
Come ci si prepara ora al salto in Promozione?
“Martedì 24 maggio avremo una riunione con la dirigenza per capire come impostare il futuro. Lo dico molto serenamente: quest’anno per me è stato assai faticoso, non solo in campo ma anche nella gestione organizzativa, perché ho sottratto tanto tempo alla mia famiglia e so bene di non poterlo fare nel prossimo futuro. Anzi, a mia moglie dico grazie per tutto il supporto che mi ha offerto, benché da settembre in poi mi ha visto praticamente solo dalle 9,30 di sera, e così anche le mie figlie. La Promozione impone un altro tipo di organizzazione e bisognerà parlare, valutare e capire bene come allestire una squadra dentro ma soprattutto fuori dal campo in grado di non far pesare nulla a nessuno e di mettere il gruppo nelle condizioni migliori per affrontare un torneo mica semplice”.
Calzuola però non pare intenzionato ad appendere gli scarpini al chiodo…
“Sinceramente in questo momento non ci penso. Sto bene fisicamente, ho ancora voglia di divertirmi e se ci saranno le condizioni sarò ben contento di restare. In quale veste, se allenatore-giocatore o solo la seconda, questo è da vedere. Anche perché bisognerà parlare anche di giocatori: di fuoriquota a Gubbio ce ne sono tanti, ma dovrei anche imparare a conoscerli e ci vorrà tempo”.
Col Pistrino sabato 21 (ore 15,30) sarà festa per tutti, ma a chi è corso il primo pensiero dopo il triplice fischio di Montecastelli?
“È stato un momento di liberazione, nel senso che erano settimane che non vedevamo l’ora di poter esplodere di gioia. Questa promozione l’ho dedicata a Mario Mingarelli, un amico che è scomparso troppo presto e che so bene che avrebbe gioito con me per questa grande vittoria. A Padule e San Marco è giusto fare festa e celebrare questo traguardo perché ripaga l’impegno di due comunità che hanno saputo guardare lontano”.
Un traguardo che la piazza ha centrato con la forza della dedizione, a cominciare dal presidente Alvaro Sannipoli, ben assistito dai dirigenti Marco Pedini, Riccardo Pierini, Matteo Fiorucci, Euro Bellucci, Renato Lugni e Michele Pierotti, oltre al direttore sportivo Andrea Giacometti e allo sponsor Redil, da sempre al fianco dei colori verde amaranto. Quando ancora la società si chiamava Padule (era il 2006-07) salì in Promozione dopo un favoloso play-off vinto al “Barbetti” contro il Carbonesca, ma questa se possibile è una storia ancora più bella e speciale. Perché partita a fari spenti, ma arrivata comunque ad accecare la platea calcistica regionale. E la sensazione è che del Padule San Marco se ne sentirà ancora parlare a lungo.
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