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Oggi il ricordo dei Quaranta Martiri tra dolore, memoria e la verità sempre sottaciuta

Il Mausoleo dei Quaranta Martiri

Passa il tempo, ma quel dolore resta scolpito nella storia della città. Tristezza e lacrime oggi, come all’alba del 22 giugno 1944 quando quaranta civili pagarono con la vita l’attentato dei partigiani al bar Centrale di corso Garibaldi mentre i tedeschi erano in ritirata e tornarono indietro per armare la rappresaglia. Il ricordo passa attraverso le cerimonie al Mausoleo, con gli uffici comunali chiusi fino alle 10.30 per onorare il ricordo e l’invito del sindaco Filippo Mario Stirati a tenere abbassate fino a quell’ora come consuetudine le serrande dei negozi anche se il tradizionale corteo non ci sarà per le misure restrittive anti-coronavirus.

“Sulle soglie dell’estate, sulle soglie del corso, si udì uno sparo – hanno scritto gli alunni della scuola media Ottaviano Nelli tra gli innumerevoli contributi in versi – e poi il silenzio. La gente spaventata per le vie scappava e in quel momento la tragedia si consumava e poi più nulla. Appena scavate le fosse il muro fu pieno di pallottole rosse, rosse di sangue innocente, il sangue della nostra gente. La gente piangeva straziata per una tragedia appena iniziata, per una guerra mai finita, perché fa parte della nostra vita”.

Questa storia non ha mai visto scritta tutta la verità su cause e responsabilità. Resta la terribile tragedia, con i segni nei pressi del luogo dov’è situato il Mausoleo, consumata dopo l’uccisione, nel pomeriggio del 20 giugno, di un ufficiale medico tedesco e il ferimento di un altro da parte di componenti una pattuglia dei Gap, con il conseguente rastrellamento con alcuni rilasciati e altri no. “Alle prime ore del 22 giugno – scrive il poeta Umberto Piersanti – alcuni furono trascinati inconsci a scavare la fossa, dove poco a ridosso del muro che conserva i segni delle pallottole assassine, gli altri furono legati come bestie da macello, trucidati in modo selvaggio, poi finiti a colpi di pistola ed appena ricoperti con qualche manciata di terra”. La strage è rimasta impunita: né i partigiani né i militari tedeschi che avevano ordinato o eseguito hanno risposto delle loro azioni.