Il quotidiano il Messaggero riporta oggi la notizia dell’eugubino che ha passato tutto il giorno senza riuscire a bere un bicchier d’acqua poiché impossibilitato a scendere fino al bar dell’ospedale Santa Maria della Misericordia a Perugia, che non si trova sullo stesso piano dell’edificio, aspettando invano che un infermiere si accorgesse del problema. E’ la disavventura capitata al professor Giuseppe Vispi, 84 anni, per lungo tempo presidente del Gubbio calcio, ricordando la storica promozione in Serie C2 nel 1987 dopo uno spareggio al “Curi” davanti a ventiduemila spettatori.
La sua famiglia – evidenzia il quotidiano – è profondamente amareggiata e risentita, per questo ha deciso di segnalare la spiacevole situazione prospettando azioni a tutela. Non sapevano che all’ospedale perugino non viene più assicurata ai pazienti l’acqua minerale e che semmai a quello si deve provvedere in proprio, si è cioè costretti a procurarsi a proprie spese le bottigliette d’acqua portandole direttamente dall’esterno, oppure ricorrendo al bar e agli appositi distributori. La questione è stata sollevata da tempo, con proteste peraltro diffuse, ma ci sono due aspetti che in questa vicenda specifica, così come in altre del genere, non passano inosservate come evidenziato dalla famiglia Vispi.
Innanzitutto in tempi di pandemia non sono consentite le visite ai degenti e ciò rende di fatto impossibile l’assistenza, venendo meno quindi la possibilità di riuscire a garantire alla persona tutto quello di cui potrebbe avere bisogno. Ci sono poi situazioni particolari per cui il paziente ha bisogno di acqua come se fosse una vera e propria terapia, proprio come nel caso dell’anziano eugubino. I suoi familiari riferiscono che, una volta venuti a conoscenza della situazione, hanno immediatamente contattato il centralino del reparto al Sivestrini sentendosi rispondere che avrebbero dovuto essere informato del fatto che la struttura non fornisce alcun servizio di distribuzione d’acqua minerali ai pazienti.
Dopo il sollecito telefonico, l’infermiere di turno ha provveduto a portare al paziente un bicchiere d’acqua reperita dal rubinetto del bagno interno della stanza, nonostante fosse stato chiesto di provvedere all’acquisto di qualche bottiglietta a spese dello stesso paziente. Ora la famiglia Vispi si dice pronta a chiedere tutela prospettando un consulto legale per quella che ritiene essere una gravissima mancanza nei confronti della persona ricoverata per motivi indipendenti dal Covid e che necessita di idratarsi continuamente durante la giornata.
Il caso non è peraltro isolato: nelle settimane scorse – conclude il Messaggero -, sempre al Silvestrini, una signora eugubina aveva programmato un ricovero per un piccolo intervento e all’interno della stanza non aveva potuto ricevere alcuna assistenza da parte dei propri familiari per via delle normative Covid. Anche lei ha scoperto, soltanto dopo il ricovero, che avrebbe dovuto provvedere all’acquisto di bottigliette d’acqua per conto suo, lamentando lo scarso livello di assistenza.
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