Oltre 400 visualizzazioni su Facebook e 150 collegamenti sulla piattaforma Zoom per seguire due ore appassionanti con Francesco Magnanelli, centrocampista capitano del Sassuolo, tra pensieri, consigli e aneddoti. Una serata scorsa via tutta d’un fiato quella di ieri sul tema “Sogni, aspettative e sacrifici in un percorso di crescita per raggiungere i migliori traguardi possibili”, fortemente voluta dall’Asd Fontanelle, coordinata dal giornalista Massimo Boccucci, in cui allenatori, giocatori e tanti appassionati hanno avuto l’opportunità e il piacere di confrontarsi con chi del calcio è riuscito a farne una professione di altissimo livello dopo averlo rincorso come sogno e obiettivo fin da bambino.
Magnanelli, che come giovane calciatore ha mosso i primi passi a Gubbio, non ha mai nascosto il suo forte attaccamento alla città dei Ceri, ricordando in più passaggi la bellissima esperienza in maglia rossoblù con le prime apparizioni in una prima squadra già sedicenne. Il presidente del Fontanelle Giorgio Saldi ha fatti gli onori di casa salutando i presenti, così come sono intervenuti l’Assessore allo Sport del Comune di Gubbio, Gabriele Damiani, il delegato della Figc Comitato di Gubbio Maurizio Migliarini e Maria Marinangeli dirigente scolastico del Polo Liceale “Giuseppe Mazzatinti” che ha consentito l’accesso ai crediti formativi esterni per i ragazzi del triennio insieme al Polo Tecnico “Cassata-Gattapone”. I tecnici dell’Asd Fontanelle, Giorgio Bellucci e Massimiliano Lazzoni, quest’ultimo già compagno di squadra di Magnanelli nel Gubbio, così come il preparatore atletico professor Adalberto Angeletti, si sono intrattenuti con domande e curiosità che hanno scaturito l’interesse dei tanti tesserati e le rispettive famiglie in collegamento trovando in Magnanelli un interlocutore carico di educazione e semplicità non comuni per chi ha raggiunto certi livelli e stabilmente tra i 20 capitani della Serie A.
Sono legato a Gubbio in modo forte anche se sono stato 3 anni. C’è un legame che dura nel tempo, non so neanch’io il motivo, e questa è una cosa bella. Io sono una persona fortunata. Ho cercato di coltivare quel sogno che avevo da bambino. Non sono nato con un talento fuori dalla media, qualcosa madre natura mi ha dato ma credo che sia stato molto di più contorno, la voglia di non mollare, cercare di non avere rimpianti, che è la cosa più importante secondo me. Io non sono un eroe. Ho avuto la fortuna di incontrare una società che ha creduto in me in un momento in cui poche società credevano a me. A 19-20 anni non sapevo se questo potesse essere il mio lavoro. Mi sono ritrovato in basso ma mi sono rimboccato le maniche. Ho avuto la fortuna di conoscere una società che voleva crescere ed era quello che volevo io, ed è la cosa che mi ha tenuto qua e ancora mi tiene qua. Abbiamo fatto una cavalcata molto bella, ho fatto qualcosa di diverso rispetto agli altri calciatori di A, in una città che mi ha accolto nel migliore dei modi. Ho cercato di seguire gli esempi giusti. Ho preso tutto questo come una grande sfida, poi ho avuto la fortuna di incontrare una società che mi ha dato tantissimo e spero di aver ricambiato almeno in parte con il mio impegno e il mio professionismo”.
Ancora Magnanelli: “Quando sono arrivato dovevo trovare una dimensione e l’ho trovata. E’ capitata qualche opportunità per andare via ma ho sempre pensato che restare fosse l’ideale e non ho rimpianti. Avrei potuto giocare per qualcosa di più grande, per una grande piazza, però avrei fatto questo percorso? Sarei stato così orgoglioso di quanto fatto? No, riguardandomi indietro penso di aver fatto la scelta giusta. La Nazionale? Era un sogno nel cassetto che ho messo da parte molto serenamente. Nell’anno dell’Europa stavo veramente bene. C’era Conte allenatore, a settembre c’erano le prime convocazioni, mancavano un paio di giocatori e io avevo fatto già 2 mesi con i preliminari, c’erano delle voci di una possibile convocazione e mi è rimasta qua ma mi godo i miei compagni che ora ci stanno dando delle gioie. Ho avuto Pioli, De Zerbi, Allegri, Sarri, Di Francesco, sono stato allenato da tantissimi grandi allenatori, spero di aver immagazzinato il più possibile. Il giocatore lo puoi annebbiare per qualche settimana ma è furbissimo, vede oltre e capisce benissimo chi ha davanti, capisce se l’allenatore ha le idee chiare, se vuole trasmetterti qualcosa perché ci crede e soprattutto dal punto di vista della gestione è molto importante. Dal punto di vista tecnico-tattico ho avuto allenatori più bravi di Allegri, ma lui era all’inizio, ma sotto il punto di vista della gestione è un allenatore imbattibile, che è nato per fare questo mestiere, che vive di rapporti umani, di sensazioni, di gestione di spogliatoio di squadra è fuori da ogni schema. Ha sempre creduto, e si nota nelle interviste, nel rapporto con i giocatori mettendo il giocatore nelle migliori condizioni psicologiche. Mi ricordo l’anno con lui dove abbiamo vinto la C1, quando vinci i problemi non vengono tutti fuori ma non c’è stato un giocatore, dal primo all’ultimo, che era scontento di lui, che potesse dire qualcosa di lui. Ha un modo particolare di fare le cose che in qualche modo rende tutti felici e credo si sia visto nella sua carriera. Non è riconosciuto nell’allenatore che fa giocare le squadre nel miglior modo possibile ma ci sarebbe da aprire una parentesi ma è quello che ha vinto di più e porta risultati”.
Il capitano neroverde ha parlato anche del futuro e del gioco dal basso: “Ho la fortuna di aver incontrato 3 anni fa un allenatore, De Zerbi, che è arrivato con idee diverse dal solito, credo sia stato uno dei primi in Italia ad imporre una determinata idea di calcio. Sono un suo estimatore, sposo la sua filosofia. Il gioco dal basso ha un concetto prevalente: è quello di prendere in mano la partita, di avere un predominio sulla squadra avversaria. Quando la squadra avversaria ti viene a prendere uomo a uomo lui non vuole che giochiamo dal basso perché dice che ci sono più rischi, lui vuole che giochiamo dal basso quando ci lasciano con un uomo in più. Siamo fortunati noi ad avere il migliore in assoluto da questo punto di vista ed è un piacere. E’ un calcio diverso e anche questa nazione ha bisogno di qualcosa diverso dopo tanti anni. Nessuno vuole togliere le nostre radici ma credo si possano fare entrambe le cose e anche bene. Futuro? Sto facendo il corso da allenatore online. Spero di continuare a giocare un altro anno. Se mi sento bene, se la società mi dà la possibilità, se il mister attuale o chi verrà penserà che gli possa dare una mano volentieri, vorrei continuare a giocare un altro anno. E’ ovvio che chiaramente sto cercando anche di guardare avanti. Mi piacerebbe fare l’allenatore, fino a 1-2 anni fa avrei pensato solo a quello, ora qualche altra domanda me la faccio. Vedremo che prospettive avrà la società, se le avrà. Fare il corso mentre gioco penso che mi possa dare degli spunti, inizi a vedere il calcio in maniera diversa, è molto interessante. Intanto lo faccio, poi vedremo quello che sarà. Chiudere la carriera a Gubbio? Non lo so. In questi anni, devo essere onesto, il rapporto con Gubbio è molto particolare. Non c’è mai stata possibilità e credo non ci sia però ho sempre pensato che se un giorno avessi dovuto fare l’allenatore mi sarebbe piaciuto iniziare da Gubbio, quindi chissà. Chi mi ha impressionato di più? Cristiano Ronaldo è un killer ma mi ha trasmesso altro, sono per altri giocatori. Per il ruolo che ho, ho sempre seguito Pirlo, mi hanno impressionato anche Pjanic e Pogba”.
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