Resta altissima la tensione, alimentata da una parte della politica sempre a caccia del consenso elettorale ideologico costi quello che costi, sulle questioni ambientali legate esclusivamente all’utilizzo nei cementifici del Css (Combustibile solido secondario) mentre il territorio eugubino continua a soffrire di piaghe come la gestione della discarica di Colognola, le discariche abusive, emissioni di ogni genere dovute a impianti domestici e perfino ai semafori perenni sulle strade vecchie decrepite come la Contessa.
L’ultima follia dei talebani ambientalisti sta in un vademecum dall’emblematico titolo “Proposte per la chiusura di Colacem”, senza pensare al drammatico momento storico di un territorio ridotto ai minimi termini sul piano economico-occupazionale tanto da occupare l’ultimo posto in Umbria per il Pil (Prodotto interno lordo).
I politici, ormai si sa, pensano pressoché esclusivamente agli interessi personali del carrierismo e le prebende tra stipendi e vitalizi di ogni tipo, e cavalcano i comitati. Ci sono soggetti animati dai peggiori istinti ideologici, acuiti da quel substrato di invidia sociale tipico di certa appartenenza politica. Viene travalicato ogni senso del rispetto di norme internazionali e nazionali per inseguire convincimenti personali sostenuti in qualche caso da tecnici della stessa area politico-ideologica.
Colacem intanto ha cominciato nello stabilimento Ghigiano le fasi di dosaggio per procedere all’uso del Css come consente l’autorizzazione in essere, mentre Barbetti prevede per Semonte l’operatività tra un paio di anni. I due gruppi hanno prodotto tutta la documentazione tesa a dimostrare che non ci sono stravolgimenti nei meccanismi produttivi e che ci sono tutte le condizioni per utilizzare il Css previsto dalle normative.
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