Sul Css nei cementifici si sta consumando nelle ultime ore l’ennesimo fuoco incrociato degli interventi che unisce la politica ai comitati spontanei che si stanno trasformando in partiti. Il titolo di un giornale nazionale sul terremoto del 14 e 15 maggio ha innescato reazioni a catena tra lo sciacallaggio politico e la reazione dei comitati ambientalisti sempre più collegati a frange estremiste della politica, anche di “impresentabili” (la sinistra definisce tali quelli che per esempio hanno anche un avviso di garanzia e non dovrebbero stare nelle istituzioni). Più che comitati civici, questi gruppi più o meno organizzati escono sempre più allo scoperto come fiancheggiatori di partiti dei “prati rossi” con chiare connotazioni ideologiche nell’intreccio tra chi milita e chi li corteggia per lucrare consenso proiettato in voti.
Le vicende ambientaliste fanno emergere, peraltro, le alleanze innaturali che governano Gubbio tra oltranzisti (in maggioranza) e chi prova a guardare un po’ avanti rendendosi pure conto della crisi economico-occupazionale che nel territorio ha incidenze peggiori che altrove.
Si è gridato allo scandalo per l’immagine della città ferita e lesa da considerazioni scientifiche sulle caratteristiche della faglia che ha sprigionato le scosse. Ma sono in molti a ragionare su quali siano i fattori reali che danneggiano l’immagine di Gubbio e i riflessi negativi sul turismo. Emergono due considerazioni lampanti nell’opinione pubblica: settori della politica eugubina gridano continuamente alla “città inquinata” facendo pessima pubblicità, come se a Gubbio ci fosse chissà quale “apocalisse ambientale” sebbene gli indicatori ufficializzati continuamente dagli organismi pubblici deputati ai controlli evidenziano come la qualità dell’aria sia tra le migliori (semmai c’è da discutere sulla situazione della discarica di Colognola, che guarda caso è comunale, e del sottosuolo in quella zona).
Non aiuta sicuramente il turismo la condizione sempre più precarie della rete dei collegamenti, tra le strade esterne e cittadine devastate e la mancanza di una ferrovia. Basta percorrere la Flaminia e la E45 tra cantieri e tratti sopraffatti da buche e avvallamenti, oltre alla variante della Pian d’Assino di vecchissima concezione non reggendo la mole di traffico specie pesante (sempre per le convinzioni ideologiche che richiamano alla memoria l’impronta dei mai dimenticati Verdi, ironicamente ribattezzati “cocomeri” perché verdi fuori e rossi dentro).
Altro che il titolo di un quotidiano: Gubbio è bella e visitata ben oltre le diatribe ideologiche e per soddisfare gli appetiti (spesso economici e aggiungiamo in qualche caso “pruriginosi”) di chicchessia.
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