Cosa lascia in eredità la sconfitta del Gubbio subita in rimonta in casa della Vis Pesaro? Proviamo a sintetizzare in cinque punti i fattori dominanti della serataccia del “Benelli”.
1- Nemmeno quando arrivano direttive chiare dall’alto è facile e scontato trovare la formula giusta. La decisione di ripartire da Campagnacci, uno dei grandi esclusi del match d’esordio contro il Ravenna, è stata recepita da Sandreani ma a conti fatti non ha prodotto l’esitop sperato. E’ vero, finché l’esterno è rimasto in campo il Gubbio era avanti 1-0, ma la sostanza non cambia perchè Campagnacci non ha i 90′ nelle gambe e non poteva restare in campo fino alla fine. Ha fatto vedere cose pregevoli, ha tentato più volte la conclusione e cercato di dialogare con i compagni, ha fornito l’assist a Marchi per il gol dell’illusorio vantaggio. Ma Campagnacci è uno e per salvarsi servirà l’apporto di tutti, non di un singolo giocatore. Che pure ha fatto vedere di avere i numeri per poter fare la differenza, quando sarà al top della condizione.
2- I calci piazzati restano un tasto dolente. Ma era un problema di cui in tanti non avevano fatto mistero già in estate. Quando servono i centimetri, fatalmente il Gubbio va in tilt. Per quanto Nocciolini e Olcese hanno colpito di piede, e non di testa, lasciando intendere che i problemi sono più ampi di quanto si voglia far credere. La difesa rimane un anello debole: sulle corsie esterne Tofanari e Lo Porto (poi Paolelli) non hanno mai veramente inciso, mentre Piccinni continua a convivere con la sua nemesi tanto che nemmeno Espeche riesce a porvi rimedio. In quattro gare ufficiali il Gubbio ha sempre subito gol: alla lunga questo rischia di diventare il problema maggiore…
3- Ettore Marchi è un leader, magari silenzioso, ma pur sempre leader. Per qualcuno non sarà nemmeno tanto carismatico, ma credete a noi, Marchi è un giocatore che se vuole sa come trascinare una squadra. C’è stato molto di suo nella salvezza della passata stagione e c’è molto di suo in quelle poche cose buone che sin qui si sono viste sul pianeta rososblù. Il gol del “Benelli” entra di diritto tra i più belli della sua carriera. E’ l’unico che tira la carretta e non risparmia una goccia di sudore, ma proprio il fatto che predichi nel deserto fa salire ancor di più la rabbia per quel che potrebbe essere e che puntualmente non è.
4- Se lo scorso anno fu un’autentica rivelazione, quest’anno Luca Ricci ha cominciato decisamente col freno a mano tirato. Ma non è solo colpa sua, o meglio di sicuro c’entra anche l’avvio a singhiozzo della squadra. Ricci è giovane e bravo, ha bisogno dei suoi tempi per ingranare e rimane uno dei pochi diamanti grezzi di cui Sandreani dispone. Gettargli la croce addosso non ha senso, benché sinora ha un pò deluso le attese. Per un giovane certi momenti sono dei passaggi obbligati e bene farà Sandreani a insistere sul suo regista basso, ben sapendo che perderlo potrebbe diventare pericoloso sotto ogni punto di vista, sia tattico che tecnico.
5- Con l’Albinoleffe è già una finale? No, ma di sicuro non sarà una gara senza alcuna implicazione. Perché dovesse arrivare un altro passo falso (anche mezzo, s’intende) la piazza comincerebbe a mormorare a tal misura da creare più di un bel grattacapo alla dirigenza e all’allenatore. Che è stato, è e sarà sempre una bandiera del calcio eugubino, ma che come ogni tecnico sa perfettamente di dover rispondere oggi sul campo, e di non poter far leva unicamente sull’eterna gratitudine che il popolo eugubino gli tributerà in eterno. Anche gli orobici non se la passano bene, rimontati a loro volta dal Pordenone nella sfida domenicale. Un incrocio già bello carico di responsabilità, non propriamente la miglior partita da affrontare in mezzo alla settimana.
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