C’è una novità rilevante nel mondo enologico locale: Santamaria, prodotto con una selezione di uve della vendemmia 2021 dall’azienda Castel d’Alfiolo, è pronto a farsi conoscere dopo la presentazione avvenuta a inizio settimana nei locali dell’omonima azienda eugubina. Un evento partecipato che ha visto la presenza dello storico Fabrizio Cece, che ha illustrato gli studi in corso per ricostruire la storia dell’Abbazia D’Alfiolo, l’agronomo Matteo Monchiero (Università di Torino), consulente per l’azienda agricola e Raffele Pistucchia, enologo, che ha illustrato il processo produttivo che ha portato alla nascita di Santamaria. Con loro anche Valentina Pompei, amministratrice dell’Azienda Agricola Castel D’Alfiolo, che ha illustrato agli operatori del settore e ristoratori invitati i progetti presenti e futuri.
L’Azienda Agricola Castel D’Alfiolo conta in totale 600 ettari di terreni, 200 seminativi, 6 ettari di vigneti, il resto per il pascolo degli animali. Tutto è strutturato in un’ottica di sostenibilità, gli animali pascolano liberi per 9-12 mesi all’anno, sono state create colture per far prosperare le api e tutta l’agricoltura è integrata, cioè a basso impatto ambientale, con uso minimo di prodotti fitosanitari per concimare e fertilizzare il terreno. In cantiere c’è la ristrutturazione della cantina per migliorare il processo produttivo del vino, la creazione di un nuovo vigneto e lo sviluppo della parte riguardante l’allevamento. Secondo la ricostruzione di Fabrizio Cece, la zona dove sorge l’Abbazia fu teatro di un epocale scontro da Guelfi e Ghibellini, che avevano occupato la città di Gubbio con le milizie di Uguccione della Faggiola, di cui parla anche Dante Alighieri nella Divina Commedia. Verso la fine del 1300 l’Abbazia, vista la sua posizione strategica, venne dotata di una torre militare e una piccola guarnigione, da qui la definizione di “Castello”. Verso la metà del 1400 la struttura subì ingenti danni a causa di un incendio, ristrutturata diventa la residenza estiva del Vescovo di Gubbio. Nel corso dei secoli l’Abbazia è stata ristrutturata più e più volte fino al 1946, quando fu rilevata dalla famiglia Salvati.
Il Santamaria è un vino eugubino unico, affinato in botti di acciaio e lavorato con tecniche artigianali per non intaccarne in nessun modo le proprietà organolettiche, “un vino del territorio” come lo ha definito il sommelier Claudio Baldinelli, ottenuto miscelando diverse varietà di vitigni tra le quali spiccano il dolcetto, barbera e nebbiolo, originarie del Piemonte e arrivate a Castel D’Alfiolo a fine ‘800. Un prodotto che rivela tutta la passione e l’amore che Valentina Pompei e tutti quelli che curano l’azienda agricola mettono ogni giorno in quello che fanno. A partire dal nome, Santamaria, un nome femminile, che si rifà all’antica Abbazia di Santa Maria D’Alfiolo (come ha spiegato Cece, il termine Castello è di moda, ma tecnicamente improprio) e che vuole indicare un punto di partenza per ripercorrere la storia di questo straordinario luogo. Un luogo unico, ricco di storia. Sembra infatti che i vigneti di Nebbiolo di Castel D’Alfiolo risalgano alla fine dell’800, inizi ‘900, quando la produzione del vino diventa, per la città di Gubbio, un’attività importante che permette il il progresso del territorio. La vendemmia 2021 ha dato un vino giovane, “moderno”, con profumi di frutta e fiori rossi, all’assaggio si riconosce immediatamente la ciliegia, con una piacevole nota balsamica, colore rosso intenso tendente al porpora, gusto pieno, ricco, fresco grazie alla sua acidità. Tutte queste caratteristiche lo rendono un vino molto bevibile, in grado di sgrassare la bocca e prepararla ad accogliere il boccone successivo. Le 3.000 bottiglie della vendemmia 2021 di Santamaria sono in vendita presso l’Azienda Agricola Castel D’Alfiolo.
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