Sarà il pubblico ministero Laura Reali a valutare l’esito dell’autopsia, attesa a Perugia, sul corpo di Aimaro Malingri di Bagnolo, 58 anni, trovato senza vita ieri mattina (venerdì 28 april), riverso a terra e in parte carbonizzato. Quando i vigili del fuoco e i sanitari del 118 sono entrati nella sua casa di Valdichiaschio, nella zona di campagna verso Perugia sulla vecchia strada Eugubina, c’era uno scenario spaventoso col fumo e l’odore acre del fuoco, forse causato da un corto circuito di stufetta ad accendino, escludendo al momento un malore e la possibilità che stesse dormendo. Così è morto Malingri, 58 anni, nato a Erba in provincia di Como e da lunghi anni residente a Gubbio.
Sul posto, dopo il ritrovamento attorno alle 6.30, i carabinieri della compagnia di Gubbio, il pm Laura Reali della procura di Perugia e il medico legale Luca Tomassini, con la possibilità che sia disposta l’autopsia.
L’incendio ha interessato soltanto Malingri e una poltrona del soggiorno. Si ritiene che l’accaduto sia accidentale, con i rilievi condotti dai carabinieri di Gubbio e dalla sezione investigazioni scientifiche del comando provinciale di Perugia.
Lascia due figli, una famiglia molto conosciuta e uina passione tra cielo e mare. Figlio di Doi Malingri, il primo a compiere una traversata italiana nei tempi moderni su una barca a vela da diporto. Aimaro, insieme alla sorella Micaela e con il supporto dello sponsor, fin dall’età di 7 anni aveva seguito il padre in varie tappe del giro del mondo, da Portsmouth a Cape Town, da Sydney a Rio de Janeiro, imbarcandosi a 9 anni su una goletta di 18 metri con tutta la famiglia nella traversata che da Lavagna lo porterà nei Caraibi e da qui risalendo a nord fino a Newport nella costa settentrionale degli Stati Uniti.
Nei pressi di Cuba, in pieno periodo di guerra fredda, l’imbarcazione dei Malingri venne intercettata dalle motovedette della milizia cubana che non permisero all’equipaggio, anche dopo vari giorni di tentativi con l’ambasciata, di attraccare alle coste dell’isola caraibica. Nel ritorno dalla tratta oceanica, verso Portsmouth in Inghilterra, l’imbarcazione di Doi e della famiglia venne investita da un uragano. Sul finire degli anni 70, intraprese col padre la sfida dei gommoni volanti.
La passione per il cielo lo portò all’invenzione di unire piccoli gommoni a deltaplani: un’idea geniale quella di installare un deltaplano a motore su un piccolo gommone di 3,5 metri. Aimaro si è dedicato per anni alla Polaris Motor, ditta che ha realizzato pure una versione anfibia dei gommoni volanti. Ha fatto attività di skipper e istruttore di deltaplani, oltre alle attività di cantiere che l’hanno visto partecipare alla costruzione artigianale di nuove barche a vela.
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