Lo spettacolo dei Ceri sta tutto nei bambini e in quello che rappresentano per il presente della festa, con il ritorno dopo le edizioni annullate nel 2020 e 2021, e per il futuro di speranza verso le nuove generazioni.
La Festa dei Ceri Piccoli si è conclusa nel migliore dei modi in una domenica bellissima per le emozioni che ha trasmesso, la splendida giornata di sole e l’epilogo dopo la salita lungo gli “stradoni” del monte Ingino.
I tre Ceri Piccoli sono arrivati in basilica e il Cero di Sant’Ubaldo è entrato nel chiostro senza preoccuparsi del portone e seguito da San Giorgio e Sant’Antonio per chiudere tutti insieme tra festeggiamenti, lacrime di emozione e stanchezza nella felicità.
E’ venuta un grande lezione di “civiltà ceraiola” salutata con favore anche sui social. E’ arrivato un segnale fortissimo su quale sia il vero valore di una festa che non è una competizione agonistica in ogni momento e non può certo diventarlo, secondo molti, negli ultimi metri della corsa dove le tensioni si legano alla gestione del portone e al non completare tutti uniti il rito che è di omaggio e devozione verso il patrono Sant’Ubaldo e non sicuramente una gara a chi arriva primo.
I bambini hanno la purezza dell’anima e guardano ben oltre, nonostante l’invadenza di taluni adulti immortalati (o meglio “umiliati”) da scatti fotografici e video nel dare più intralcio che beneficio alla spontaneità dei piccoli.
L’epilogo è stato particolarmente toccante e ha fatto rilanciare la riflessione su come si debba concludere la festa, spesso prigioniera di fanatismi verso i quali chi ha responsabilità ed è guida mostra buon viso a cattivo gioco. C’è il sospetto che taluni si preoccupino solamente di tenere un incarico e un ruolo di visibilità, peraltro in qualche caso anche per decenni, senza incidere veramente né difendere i valori autentici dell’omaggio più autentico verso il patrono.
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