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La Corte dei Conti dell’Umbria ha rigettato la richiesta della Procura di risarcimento danni nei confronti del cardiologo Marco Cardile

Il cardiologo Marco Cardile dell'ospedale di Branca

Non c’è stata colpa e non ci sarà alcun risarcimento.  La Corte dei Conti dell’Umbria ha rigettato la richiesta avanzata dalla Procura contabile nei confronti del cardiologo Marco Cardile, in servizio all’ospedale di Branca, disponendo anche la liquidazione degli oneri difensivi per 3.500 euro. La decisione si lega a una vicenda del 30 marzo 2011. Il dottor Cardile ha effettuato all’epoca un intervento di angioplastica a una donna, alle prese con una dissezione coronarica (rottura della parete coronarica), che può verificarsi anche in modo spontaneo e per l’accusa sarebbe avvenuta durante l’intervento di angioplastica.

La donna ha fatto causa all’Asl che ha pagato un risarcimento di 186.056,15 euro. La Procura contabile aveva addebitato a Cardile il danno erariale a titolo di colpa grave, ma la Corte dei Conti ha dato ragione al medico. La dissezione coronarica, ovvero la parete coronarica che si rompe richiede, a volte, un intervento di angioplastica. Per questo una signora è stata ricoverata all’ospedale comprensoriale dell’Alto Chiascio a Branca. Il seguito di quel ricovero ha visto la donna chiedere e ottenere un risarcimento economico dall’Usl Umbria 1 e davanti alla sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, presidente Piero Carlo Floreani, si è celebrata l’udienza nella quale è stato chiamato in giudizio il medico, Marco Cardile, che ha effettuato l’intervento di angioplastica.

La dissezione, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe avvenuta durante l’intervento di angioplastica coronarica con la rottura dell’iva (ramo interventricolare anteriore). Dopo la sala operatoria la donna ha fatto causa all’Asl ottenendo il risarcimento, con la conseguenza che la Procura della Corte dei Conti si è attivata in automatico addebitando al medico il (presunto) danno erariale a titolo di colpa grave, facendo leva sulla consulenza tecnica fatta durante la causa civile che ha evidenziato possibili errori del medico che è intervenuto nella fase di emergenza. Presunto perché, sul dubbio della necessità dell’intervento nel momento in cui la donna si è presentata al Pronto soccorso dell’ospedale di Branca, c’è anche una valutazione probabilistica sulla causa dell’infortunio medico legato a quanto emerso dal Ctu.

La difesa del cardiologo, con gli avvocati Fabio Antonioli e Francesco Alessandro Magni, ha contestato il fatto che la Procura regionale – in aula l’accusa è stata rappresentata dal vice procuratore regionale Stefania Gambardella – avesse costruito l’architrave accusatoria tutta sulla consulenza tecnica del procedimento civile. La controparte ha fatto rilevare il mancato rispetto del contraddittorio in favore del professionista chiamato in giudizio, ipotizzando anche una richiesta di rigetto della consulenza del Ctu nel sottolineato come quella consulenza non motivasse una sentenza di condanna. Il collegio giudicante della sezione giurisdizionale in via dei Martiri dei Lager, dove ha sede la Corte dei Conti per l’Umbria, ha accolto le tesi del cardiologo.