Massimiliano Presciutti parla a ruota libera a vivogubbio.com dell’esperienza di commissario del Pd. Il sindaco gualdese si apre senza riserve alle domande per far capire cosa ha trovato e cosa lascia.
Conosce bene Gubbio, ora l’esperienza da commissario del Pd le ha fatto conoscere meglio la politica eugubina?
“Ha ragione la conosco talmente bene che già nel 1994 partecipai giovanissimo a una bella, durissima e appassionante discussione che portò all’individuazione del compianto Carlo Gubbini come candidato del nostro territorio al collegio numero 3 del Senato. Altri tempi, ahimè, e soprattutto altre teste pensanti”.
Si aspettava la destra alla guida della città dopo 78 anni?
“Nella precedente risposta si capisce… Quando non hai una classe dirigente all’altezza della situazione, che pensa solo a propri interessi personali, la sconfitta è inevitabile”.
Il Pd è lacerato da divisioni e personalismi da oltre trent’anni quando si chiamava diversamente: ha pensato di poterlo rivoluzionare?
“Ho pensato semplicemente di dare una mano. Per la prima volta dopo tanto tempo sono riuscito a far sedere nella stessa stanza persone che non dialogavano da anni. Evidentemente tutto questo ha dato fastidio a chi ha fatto della divisione e distruzione il suo modo di fare politica”.
Qual è stata la difficoltà maggiore che ha incontrato?
“Nessuna difficoltà. Io sono stato leale, fermo e trasparente, così come lo sono stati in tanti, mentre i soliti noti hanno pensato bene di riproporre metodi e schemi che gli elettori hanno sonoramente bocciato”.
Chi l’ha aiutato di più e chi invece l’ha osteggiato fino all’ultimo?
“Ho riscontrato in queste settimane, non nei quadri sedicenti dirigenti, ma nei tanti cittadini che ho incontrato e che hanno voluto incontrarmi, una grande voglia di voltare pagina. Sono stati loro, insieme a tutti quelli che hanno partecipato agli incontri, che mi hanno spronato e incoraggiato nella speranza che finalmente ci fosse un cambiamento vero. C’è chi invece ha preferito altri metodi che non mi appartengono per continuare nella strada della distruzione”.
La reggenza del Pd cosa rappresenta a suo avviso?
“Somiglia molto a una specie di autoproclamanto Stato Islamico che non cerca una via di pace ma è sempre alla ricerca di un nemico”.
Nella sua lettera aperta in cui ha annunciato le dimissioni è stato durissimo, usando espressioni come “pescare nel torbido”. Può spiegare meglio a cosa e soprattutto a chi si riferisce?
“Semplicemente chi si sottrae al confronto utilizzando metodi da profondo sud evidentemente ha qualcosa da nascondere o interessi personali da tutelare. Tutte cose che a me non sono mai interessate”.
Lei sa che tra Gubbio e Gualdo Tadino ci sono tanti rapporti umani e professionali, ma anche il campanile gioca la sua parte: questo non le ha reso il compito più difficile?
“Questo continua a essere il limite più grande del nostro territorio. In queste settimane ho provato a far capire che continuare a pensare ognuno per sé è l’errore più grande che si possa perpetrare, perché l’Area Interna Nord-Est può rappresentare anche dal punto di vista politico-istituzionale la più grande novità e il più grande punto di forza nel panorama regionale, ma occorre un approccio di pari dignità, cosa che non appartiene a quelli che ho definito Statisti Eugubini. Basti pensare che questi signori hanno manifestato la necessità di discutere su chi votare alle prossime elezioni Provinciali, quando l’unica scelta possibile e politicamente lineare, per quanto mi riguarda, è quella di sostenere l’unica candidata del territorio, la professoressa Nadia Tittarelli. Ma qui non c’entra nulla ancora una volta né la politica, né il territorio, né i rapporti umani e professionali, che, per quelli che ho definito Ultimi Giapponesi contano zero di fronte ai propri interessi”.
Cosa serve al Pd di Gubbio?
“Cambiare tutto e in fretta, non c’è altra strada”.
Ha qualche consiglio adesso per il segretario regionale Tommaso Bori che aveva riposto in lei la fiducia?
“Gli avevo consigliato molto prima delle elezioni amministrative di mettere una tenda a Gubbio e restarci fino a che non si fosse trovata una sintesi, a mio avviso possibile. Lo ringrazio ovviamente per la fiducia ma è impossibile discutere con chi non vuole farlo”.
Stirati e Nafissi, in corsa per la candidatura alle elezioni regionali nonostante diffusi imbarazzi dopo la batosta elettorale e veti incrociati, l’hanno cercata? Le hanno scritto?
“Stirati non lo vedo e non lo sento da mesi, con Nafissi ho parlato ma a me poco importa del loro futuro personale. Avrebbero, secondo me, una grande opportunità, prendere atto del giudizio degli eugubini, farsi definitivamente da parte e contribuire da padri nobili alla ricostruzione del Pd. Purtroppo, non lo faranno perché anche loro ragionano con l’assunto meno siamo e meglio stiamo”.
Il futuro della sinistra eugubina come sarà secondo lei?
“Per costruire ci vuole fatica e coraggio e soprattutto grande passione e spirito di collaborazione, per distruggere basta poco come appare evidente. La città dei 40 Martiri non può più permettersi il lusso di assistere a uno spettacolo indecoroso come questo, che continua a essere alimentato da odio, rancore e scontri personali che rappresentano il tradimento più alto nei confronti di un popolo che dal basso invoca serietà, trasparenza, unità e soprattutto un nuovo gruppo dirigente. Fino a quando questo popolo non verrà ascoltato fino in fondo, la sinistra eugubina sarà condannata all’opposizione e all’irrilevanza”.
La destra reggerà la sfida di governo in una città come Gubbio?
“Non spetta a me dare giudizi, posso solo dire che in questi primi mesi c’è stato un grande spirito di collaborazione istituzionale, ma se il centro sinistra ed il Pd continueranno nel loro squallido teatrino, Vittorio Fiorucci e la sua Giunta avranno un’assicurazione sulla vita politica senza pari”.
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