Ufficializzata la chiusura delle indagini sull’esplosione con incendio divampato l’anno scorso, il 7 maggio 2021, alla Greenvest nell’opificio dove si lavorava la cannabis in località Canne Greche. Persero la vita il diciannovenne eugubino Samuel Cuffaro e la cinquantaduenne Elisabetta D’Innocenti che riposa nel cimitero di Sigillo, e rimasero seriamente feriti i giovani Kevin Dormicchi e Alessio Cacciapuoti, quest’ultimo minorenne quando a seguito delle ustioni riportate è stato costretto all’amputazione di una gamba.
Sono cinque le persone indagate, alle quali è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari: oltre ai fratelli Gabriele e Maria Gloria Muratori e agli altri due fratelli Alessandro e Luciano Rossi delle aziende legate al trattamento e commercializzazione della canapa, oltre che alla gestione dell’immobile, si aggiunge un’altra persona che in qualche modo aveva a che fare con queste attività.
Sono direttamente coinvolte la Greenvest e la Green Genetics, collegate tra loro, che si occupavano di coltivazione di specie, piante aromatiche e farmaceutiche, produzione e commercio di fiori e piante con la cannabis light lavorata a scopo terapeutico. A loro carico c’è un quadro accusatorio pesante per i reati contestati di omicidio, lesioni e incendio passando da azioni colpose a dolose con omissione di cautele per la prevenzione degli infortuni. Secondo la Procura perugina, con il capo dell’ufficio Raffaele Cantone e il sostituto procuratore Gemma Miliani, si è infatti ritenuto configurabile il dolo sia pure eventuale piuttosto che la colpa, vista la particolare gravità dell’attività svolta.
E’ stato ritenuto configurabile, proprio in relazione alla gravità, il dolo piuttosto che la colpa, come si era ipotizzato nella prima fase delle indagini: in pratica quanto già successo per il rogo Thyssen a Torino. Agli indagati vengono contestati anche la violazione delle legge sugli stupefacenti e la detenzione illecita di cannabis, nonché la cessione di queste sostanze, ritenendo che l’attività di manipolazione svolta a Canne Greche fosse non consentita e quindi inidonea a considerare il prodotto come cannabis light.
Gli inquirenti ritengono che la tecnica di lavorazione della cannabis per abbattere la percentuale di thc e renderla light era stata inventata da uno dei soci. Nello specifico, uno dei cinque indagati, privo di qualsiasi competenza tecnica e scientifica, oltre che senza alcuna autorizzazione, praticava il lavaggio della cannabis in lavatrici a ultrasuoni utilizzando nelle stesse lavatrici il liquido altamente infiammabile di tipo pentano.
Lo stesso surriscaldamento durante il lavaggio del mezzo generava il pericolo d’incendio, considerando la tipologia di idrocarburo molto sensibile al cambio di temperatura. Nel corso delle indagini, la guardia di finanza di Perugia e Gubbio ha anche rinvenuto un pacco segnalato dall’unità cinofila come stupefacente presso la filiale di una società di spedizioni proveniente dalla società titolare e destinato a una tabaccheria laziale. Il contenuto non viene ritenuto nello specifico cannabis light, proprio per la tipologia di trattamento non autorizzata e sperimentale, osservando come questa tipologia fosse stata pure pubblicizzata on line fino ad attirare l’attenzione di coltivatori e produttori per l’originalità.
Con l’avviso di conclusione delle indagini si apre la strada della richiesta di rinvio a giudizio e la valutazione in sede di tribunale sul possibile processo: gli indagati rischiano, a vario titolo, una pena minima per omicidio colposo da due a sette anni, mentre per omicidio doloso si parte da ventuno anni.
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