Il regolamento comunale sui concorsi per accedere ai posti al Comune di Gubbio, risalente al 2008, prevede che non vi possano partecipare quei soggetti colpiti da condanne penali o abbiano in corso procedimenti penali legati a vicende legate alla pubblica amministrazione. Questo criterio non vale però per le progressioni interne (promozioni e, oppure, gratificazioni economiche). Tale disparità di trattamento fa discutere e alimenta forti dubbi sulla legittimità della situazione, tanto più che basta una delibera della Giunta Comunale per uniformare i criteri, estendendo cioè quel dispositivo di interdizione anche ai dipendenti. Attualmente al Comune di Gubbio ci sono dipendenti imputati per reati contro la pubblica amministrazione che beneficiano di incarichi e gratificazioni economiche aggiuntive.
Un ente pubblico nel caso di procedimenti penali in corso può perfino sospendere il dipendente dall’attività: a Gubbio si è deciso legittimamente di mantenere in servizio i dipendenti imputati, di lasciarli – come nel caso del tenente dei vigili urbani Nadia Ercoli – nello stesso posto di lavoro con le identiche funzioni beneficiando di ogni gratifica e di accoglierne la richiesta di trasferimento, come nel caso di Lucia Cecili passata all’ufficio tributi (per decisione della Giunta Stirati) per poi ottenere la posizione organizzativa con gratifica funzionale ed economica decisa dal dirigente sulla base dei titoli e di un rapporto fiduciario (strano: il Comune si è costituito parte civile nel processo Trust nei confronti degli imputati, compresa la Cecili).
L’uniformità dei criteri tra i concorsi esterni e le posizioni interne è sollevata in un ordine del giorno proposto dal consigliere comunale Alessandro Brunetti del movimento civico Liberi e Democratici. L’ex assessore al personale, al tempo di Diego Guerrini sindaco, ha preparato il documento ormai da qualche settimana e l’ha portato all’attenzione della maggioranza che però, in alcune componenti, sta frenando congelando la proposta. Brunetti non intende forzare la mano e presentare l’ordine del giorno in aula (potrebbe trovare consensi al di là del perimetro della maggioranza) senza un’intesa preventiva nei LeD e nell’intera coalizione.
Viene da chiedersi perché non sia lo stesso sindaco Filippo Mario Stirati a prendere l’iniziativa di approntare la delibera di Giunta che uniformi i criteri, per evitare che vi sia il benché minimo sospetto di un cordone protettivo verso gli attuali dipendenti sotto processo. Tra l’altro sulle vicende del personale nella maggioranza ci sono anche figure che ricoprono il doppio ruolo di funzionario comunale di quel settore e attivista politico presente a tutti i vertici, anche a quelli che si occupano della materia. Queste situazioni, che ricomprendono i potenziali conflitti d’interessi, non aiutano la chiarezza e la trasparenza nelle decisioni e nei provvedimenti.
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