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Festa dei Ceri verso il rinvio. Nessuno intende decidere, lo farà la Prefettura. Quella volta che venne sospesa per tre anni dal Regio Decreto

Sembrano davvero poche le possibilità che il 15 maggio si possa mandare in scena la Festa dei Ceri. La situazione è complicata, le grandi manifestazioni stanno tutte subendo la sospensione come il Palio di Siena con la comunicazione da parte del Comune del rinvio a data da destinarsi. Oggi di Ceri si parlerà nel tavolo istituzionale convocato dal sindaco Filippo Mario Stirati per le ore 17 via Skype. Per i Ceri nessuno vorrà prendersi la responsabilità di annunciare il rinvio, toccando corde e sensibilità diverse perché ci sono settori ceraioli che sostanzialmente accettano ma non riconoscono alcuna autorità né civile né organizzativa. Per questo è probabile che la decisione di un eventuale rinvio, che si maturerà subito dopo Pasqua aspettando l’evolversi dell’emergenza coronavirus, sarà lasciata in capo alla Prefettura di Perugia, l’organismo di governo sul territorio che indicherà la strada al sindaco Stirati, a quel punto indotto ad annunciare la sospensione. A Gubbio ci si dividerà probabilmente su come gestire questa sospensione, tra chi intende non annullarla del tutto prospettando la data alternativa dell’11 settembre ricorrenza della traslazione del patrono, e chi pensa invece che si debba andare direttamente al 2021.

GRANDE GUERRA. L’annullamento di una edizione non sarebbe un fatto unico nella storia, almeno dal 1900. Si ricorda infatti la Grande Guerra 1915-1918 che fu un’ecatombe anche per gli eugubini, ricordando i circa cinquemila mobilitati, dei quali oltre settecento non tornarono a casa. I soldati eugubino al fronte, come si sa, seppero distinguersi per un’impresa davvero anomala come celebrare la Festa dei Ceri direttamente in una zona di guerra, sul Col di Lana tra le Dolomiti. A partire dal 1916, così come altrove, anche a Gubbio la festa patronale era stata sospesa per Regio Decreto ed era impensabile per gli eugubini alle armi non celebrare degnamente Sant’Ubaldo, sotto la cui speciale protezione avevano per altro raggiunto il fronte con tanto di berrettino benedetto in tasca, preziosa reliquia ubaldiana consegnata a chi si apprestava a partire per la guerra.

COL DI LANA. Il 15 maggio 1917 i Ceri si animarono sul Col di Lana, appena qualche centinaia di metri dietro la prima linea del fronte, tra l’emozione e la commozione di quanti ebbero l’opportunità di partecipare. Quell’edizione 1917 è idealmente inserita nell’albo d’oro dei Ceri giacché in quell’anno, a Gubbio, la festa non fu fatta. Di questa festa sulle Dolomiti già da qualche anno si è rinverdito il ricordo grazie agli studi e alle pubblicazioni di storici e studiosi come Adolfo Barbi, Fabrizio Cece ed Ettore Sannipoli. Successe che al momento della chiamata alle armi tanti giovani eugubini furono assegnati alla Brigata Alpi (erede del Corpo dei volontari di Garibaldi: i Cacciatori delle Alpi) formata anche dal cinquantunesimo reggimento Fanteria, di stanza a Perugia. L’appartenere alla stessa brigata fu il motivo per cui, in tanti, si trovarono insieme a combattere sul Col di Lana che, con i suoi ottomila morti, da allora venne anche chiamato Col di Sangue. Era un periodo molto triste anche per i familiari rimasti a Gubbio, comunque il desiderio di rendere omaggio con i Ceri a Sant’Ubaldo era ancora più sentito. Ma un decreto del governo italiano, all’inizio della guerra, aveva vietato le riunioni pubbliche, le processioni civili e religiose.

LE DECISIONI. Pertanto la giunta e il sindaco di Gubbio, il conte Giammaria della Porta, deliberarono di annullare la Festa dei Ceri del 1916, e lasciarono chiaramente capire che anche le feste degli anni seguenti sarebbero state sospese finché “gli animi di tutti siano ritornati gioiosi e felici”. Fu così che la Festa dei Ceri non si fece per tre anni (1916-1917-1918).