Promossi e bocciati dopo il primo turno. Il ballottaggio tra Vittorio Fiorucci e Rocco Girlanda, oltre ogni sondaggio e pronostico, ha rappresentato un epilogo senza precedenti. La sinistra, divisa in quattro, è uscita bastonata come mai s’era visto dal dopoguerra e adesso si rimpalla le accuse sulle responsabilità perché aver lasciato il potere detenuto per decenni è una sensazione inedita e frustrante, aspettando peraltro notizie su come per certi versi sia stata gestita la cosa pubblica negli ultimi anni e cosa lascia in eredità (ci sarà tempo e modo per argomentare e approfondire).
ROCCO GIRLANDA Voto 9
Gli è riuscita l’impresa senza nessun partito alle spalle, con la forza della sua esperienza e della qualità personale che gli deriva dai percorsi politici-istituzionali ad altissimi livelli, di cui oggettivamente la città ha beneficiato in passato visti i finanziamenti e le attenzioni arrivate. C’è inoltre l’impegno di tanti che l’hanno spinto nelle quattro liste, soprattutto Gubbio Democratica di Diego Guerrini, che si è preso la rivincita dopo le trame di palazzo dei compagni finti amici-nemici che nel 2011 lo defenestrarono da sindaco. È passata tra la gente la capacità di Girlanda di dialogare e proporre soluzioni per lo spessore di manager che ha messo benissimo anche al servizio delle istituzioni del Paese. Parte dietro rispetto alle preferenze ottenute da Fiorucci al primo turno, ma potrebbe avere maggiore appeal nell’elettorato di sinistra che farà l’ago della bilancia.
VITTORIO FIORUCCI Voto 8,5
Grande risultato il primo posto, tenuto conto oltretutto che per mesi ha detto no alle proposte che gli venivano di candidarsi e si è convertito soltanto all’ultimo, convinto da un potere forte e da un vecchio comunista che all’inizio ha provato a proporlo per un progetto civico con dentro il Pd. Si porta dietro il percorso professionale di funzionario di banca. Deve molto a Gubbio Civica, fondata da ex militanti di punta nella maggioranza del bocciato Stirati. Ha scelto una campagna elettorale mediatica fatta di volantini, incontri e interviste solo con chi gli garantiva le condizioni preferite. Ha allontanato con signorilità ogni polemica, anche quelle su talune appartenenze e sulla famigerata tessera con Renzi nel Pd. L’impressione è che abbia fatto il pieno dei voti suoi, ora dovrà pescare in quella sinistra che un leader storico della destra anche estrema eugubina come Stefano “Picchio” Pascolini demonizza da sempre.
LEONARDO NAFISSI Voto 8
Ha avuto l’innegabile merito di incarnare al meglio la voglia di cambiamento a sinistra, coinvolgendo tanti giovani. Non a caso la lista più votata tra le diciannove è stata Città Futura con il trascinatore Jacopo Cicci predestinato alla prossima candidatura a sindaco. È riuscito a mobilitare anche una buona parte del contesto cattolico locale. Ha parlato un linguaggio chiaro e semplice, ha girato molto il territorio raccogliendo umori e segnalazioni di ogni genere, ha cercato un confronto costante con esperti di vari settori. Ha improntato la campagna elettorale su un nuovo modo di rapportarsi e di metodo. Aveva capito per primo che la Giunta Stirati era in pieno declino, tentando invano di far compiere un passo indietro al sindaco uscente e soprattutto ad Alessio Tasso. Li ha lasciati schiantare.
FRANCESCO DELLA PORTA Voto 6
Più di questo oggettivamente non poteva fare, andando oltre il prevedibile. Non è tanto per le questioni ambientaliste con la lotta alle imprese, il ritorno alla natura, il baratto e l’orto con i fagiolini, quanto per la chiarezza espositiva, la cultura personale che non passa inosservata e i modi eleganti senza mai una parola fuori posto. Lo davano tutti sconsolatamente all’ultimo posto e invece è stato capace di superare Tognoloni sponsorizzato da Goracci, al quale ha strappato la bandiera dell’ambientalismo dimostrando di non saper solamente abbaiare alla luna.
ALESSIA TASSO Voto 4
Un disastro planetario ed è un peccato perché ha tante qualità personali, professionali e politiche. Ha pagato l’abbraccio mortale con Stirati che nell’ultimo quinquennio l’ha danneggiata pesantemente tarpandole le ali. Ha sbagliato lo staff includendo donne politicamente scadenti e con fisse ideologiche controproducenti. Si è isolata pensando che fosse sufficiente asfaltare di tutto di più, con circa 50 milioni di soldi pubblici spesi nella “cantieropoli” infinita, per convincere tutto l’elettorato tradizionalista di sinistra che sui “lavoretti” ha elargito per decenni il consenso costruito dalla solita politica cittadina. Lo zio, Claudio Tasso, eminenza grigia della sinistra eugubina, aveva intuito molte cose. Gubbio ha bisogno dell’intelligenza e le capacità di Alessia Tasso: saprà ripartire, del resto l’età gioca dalla sua, per dare un contributo professionale (chissà perché non ha mai pensato di poter guidare il settore urbanistico del Comune dopo il pensionamento di Luigi Casagrande) e anche politico.
GABRIELE TOGNOLONI Voto 3
Un bluff. Un flop. Una fortuna per la città che non siederà in Consiglio Comunale indipendentemente da chi vincerà il ballottaggio. Il peggiore in campo e fuori. Pieno di sé, superbo e professorale pur non avendo alcun titolo. L’accordo con Goracci (prima amico, poi nemico e nuovamente amico) si è rivelato mortifero: non ci ha capito niente. Ci ha messo del suo nel risultato catastrofico e il resto l’ha fatto l’”adacquatore”, come si autodefinisce l’ex sindaco (al netto di vitalizi e pensione), che gli ha portato pochissima acqua per stare in tema, ovvero circa la metà dei voti presi nel 2019 quando però aveva gli ambientalisti al fianco e che stavolta ha fatto scappare perché si sono accorti del nulla cosmico dei goracciani, Tognoloni compreso. Della campagna elettorale gli restano i sorrisi, le belle parole e gli applausi autoprodotti in uno studio televisivo, ovvero lontanissimo dal mondo reale.
JACOPO CICCI e DIEGO GUERRINI Voto 9
Determinanti sui rispettivi fronti. Hanno fatto la differenza nel trascinare le liste a sostegno, rispettivamente, di Leonardo Nafissi e Rocco Girlanda. Due cavalli di razza. Cicci ha 37 anni e le urne l’hanno promosso a pieni voti nel battesimo elettorale del fuoco, con la fama di bravissimo e competente ragazzo. Guerrini ha 42 anni e ha confermato di saper parlare alla sua base che gli riconosce onestà personale e intellettuale.
SIMONA MINELLI e GABRIELE DAMIANI Voto 3
I due assessori uscenti, peraltro molto amici e pure politicamente complici, sono stati l’emblema della disfatta del ticket Tasso-Stirati. Lei sulla prima pagella ha rivendicato (a parte la reazione scomposta con gli insulti gratuiti cercando solidarietà a buon mercato) il debito scolastico a settembre: la bocciatura sia venuta anche dalle urne, al di là delle 208 preferenze che, con tutti i bandi e incarichi che ha maneggiato, rappresentano il minimo sindacale per quanto hanno valso il primo posto nella lista dei LeD in disarmo. Lui ha appreso una grande lezione di vita, prima che politica: mai dire bugie, mai tradire se stessi e gli altri. È una bravissima persona, sia chiaro, e ha fatto cose buone per la città: peccato le piroette.
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