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Don Rolando, l’ultimo saluto a un grande sacerdote. Tantissimi fedeli gli hanno reso omaggio

I funerali di don Rolando Biancarelli nella gremita chiesa di San Francesco

di LUIGI GIRLANDA

Una folla numerosa e commossa ha partecipato nella chiesa di San Francesco, nella vigilia della solennità dell’Assunta, all’ultimo saluto a don Rolando Biancarelli, sacerdote da sempre stimato e amato da tutti i veri cattolici. A presiedere il rito funebre è stato il vescovo Luciano Paolucci Bedini che ha concelebrato insieme a una decina di altri sacerdoti. Alcuni forse sono rimasti sorpresi nel vedere un così grande numero di fedeli, visto che monsignor Biancarelli aveva subito una sorta di damnatio memoriæ da quando, nel 1996, era stato protagonista forse ingenuo ma certamente innocente, di un provvedimento che invitava sacerdoti e fedeli eugubini a non partecipare alle attività del gruppo “Oasi della divina Provvidenza” da lui guidato.

Furono anni difficili quelli che seguirono quel provvedimento. Anni in cui chiunque andava a visitare don Rolando veniva poi guardato, quando non esplicitamente additato, come una sorta di eretico o visionario. Come spesso accade, si fece di ogni erba un fascio e don Rolando si vide costretto ad affidarsi alla divina Provvidenza e a ritirarsi in una proprietà privata per poter continuare il suo altissimo ministero sacerdotale.

Si provò a fare deserto attorno a lui, senza considerare forse che il sensus fidei dei fedeli sa bene intuire dove stanno la ragione e la verità. E infatti a don Rolando tutto potrà essere mancato tranne l’innumerevole schiera di fedeli che hanno continuato per decenni a stringersi attorno a lui e a cercare la sua preziosissima guida spirituale. Cattolici capaci di fare anche cinque o sei ore di fila pur di confessarsi e ricevere da lui il perdono dei peccati e gli altri sacramenti.

Dopo la morte, come succede sempre, la Chiesa tende a ricomporre tutti gli attriti e a celebrare coloro che prima guardava con sospetto. Da questo punto di vista, il vescovo Paolucci Bedini, agevolato dal fatto di non essere stato assolutamente coinvolto nelle vicende legate a don Rolando, ha fatto un’omelia molto chiara ed essenziale sul ruolo del sacerdozio e su come monsignor Biancarelli lo ha svolto in modo encomiabile e infaticabile.ù

“Forse molti di noi – ha detto il vescovo – possono ricordare don Rolando così: come un uomo che è stato sempre pronto ad accogliere e ascoltare il cuore degli uomini e delle donne che lo incontravano, per donare loro l’unica cosa di cui lui non era possessore ma canale di condivisione, ovvero la grazia della misericordia di Dio”.

Per un momento la chiesa eugubina, tramite il vescovo e i sacerdoti concelebranti, con il servizoo musicale dei Cantores Beati Ubaldi diretti dal maestro Renzo Menichetti, ha di fatto riconosciuto che don Rolando è stato un grande sacerdote e una preziosa guida spirituale per i fedeli. Poi però, finito il funerale pubblico, al cimitero non c’era più nessuno per il rito della sepoltura, se non un buon sacerdote di Camaldoli. Ma se mancavano i preti della diocesi, c’erano comunque tanti figli spirituali di monsignor Biancarelli. Quelli a lui più vicini e che, con il loro amore e le loro preghiere, hanno deposto sotto terra il corpo corruttibile di don Rolando, in attesa del giorno in cui risorgerà incorruttibile e lo potranno ancora rivedere e riabbracciare. Questa non è illusione da visionari, ma dottrina cattolica, di cui don Rolando è stato maestro e propagatore instancabile. A Dio.