Il teatro è il mondo di Diego Parlanti e per essere appena ventiseienne ha già fatto esperienze importanti, come attore, regista e drammaturgo. Il percorso lo sta premiando, dalla crescita al polo liceale “Giuseppe Mazzatinti” dove il laboratorio teatrale gli ha fatto scoprire e sviluppare un’autentica passione. È nato a Gubbio, poi da Scheggia e Pascelupo dove vive con la famiglia e gli amici che lo sostengono, si è preso la ribalta all’ultimo Festival dei Due Mondi come segnale straordinario per il presente e le prospettive. Spoleto sa riservare spazio e attenzione per il lavoro dei giovani artisti italiani.
Non potrà mai dimenticare il debutto in prima nazionale, il 2 luglio scorso al Teatrino delle 6 Luca Ronconi di Parole Morte Comunque, spettacolo che ha scritto e interpretato, come vincitore ex aequo insieme a Il Supermaschio di Marco Corsucci, del Premio Andrea Camilleri 2022 indetto dall’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico sotto la supervisione di Antonio Latella.
Parlanti racconta volentieri le origini di una passione diventata professione: “Ho iniziato con i corsi pomeridiani. Il regista Francesco Torchia, che purtroppo non c’è più da qualche anno, mi ha dato per primo la fiducia e la libertà necessarie per salire su un palco. Successivamente a Gubbio sono stato accolto a braccia aperte dalla compagnia Teatro della Fama, la prima grande famiglia in cui sono cresciuto”.
Il salto di qualità l’ha fatto trasferendosi a Roma per seguire i corsi dell’Accademia Silvio D’Amico, quindi a Milano lavorando al Teatro Elfo Puccini con lo spettacolo di Francesco Petruzzelli dal titolo Quel che accadde a Jack, Jack, Jack e Jack, una coproduzione dell’Accademia e del Teatro Elfo Puccini di Milano. Al Festival dei Due Mondi ha presentato Parole Morte Comunque, sceneggiatura originale per un film di genere realizzato in presa diretta. Quattro performer vengono convocati per mettere in piedi una farsa, un matrimonio. I personaggi sono Kamon e Mark, gli eccentrici sposi; Mike, il prete; Ratree, la sorella e damigella della sposa.
“Presto la farsa del matrimonio – racconta – si rivela essere un contest che vede i quattro gareggiare a chi la spara più grossa per ottenere dei punti. A cosa servono questi punti non viene detto e non è rilevante, l’importante è gareggiare e primeggiare. Ho pensato a un dispositivo che permette di fruire lo spettacolo da più punti di vista, lasciando al pubblico la libertà di decidere cosa vedere di questa cinica storia a tinte splatter-horror”.
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