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Css nei cementifici: Arpa Umbria esclude impatti ambientali

Aspettano segnali dalla Regione sia Colacem che Barbetti, citati in ordine di presentazione temporale della richiesta di modifica ritenuta dai gruppi non sostanziale dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) per utilizzare nelle due cementerie di Gubbio il “Css prodotto” (End of waste), che è un composto più avanzato attraverso procedure maggiormente stringenti rispetto al “Css rifiuto” utilizzato in tutti gli altri stabilimenti sul territorio nazionale.

Entrambe le aziende puntano ad ottenere l’autorizzazione già dopo la verifica di assoggettabilità alla Via (Valutazione impatto ambientale), tra la documentazione e le osservazioni, senza la procedura legata alla Via che allungherebbe considerevolmente i tempi. Arpa Umbria ha espresso un parere sul progetto di Colacem, che è il primo presentato, ritenendo che non determina potenziali impatti ambientali «significativi e negativi» e che dunque non necessita di Via.

Nel 2019 in Italia sono stati consumati quasi 300mila di Css rifiuto, circa 100mila tonnellate di pneumatici fuori uso e altre plastiche e quasi 7.000 tonnellate di “Css prodotto”. Per Gubbio è stata inoltrata da ciascun gruppo richiesta per 50mila tonnellate l’anno di “Css prodotto”. L’utilizzo del Combustibile solido secondario, previsto dal decreto Clini del 2013, viene ritenuto da Barbetti e Colacem una scelta obbligata dettata dalle normative europee per rimanere sul mercato che sottolineano come moltissimi stabilimenti per la produzione di cemento in Europa utilizzano Css fino all’80 per cento rispetto al 20 per cento ammesso in Italia.

Per i due gruppi permette una considerevole riduzione delle emissioni di CO2 e chi non si adegua viene penalizzato. Non la pensano così i comitati ambientalisti che si stanno battendo per contrastare con ogni mezzo la richiesta di Barbetti e Colacem, così come l’istanza di Maio Tech Srl dello stabilimento ex Sirio Ecologica.

Il gruppo Maio ha rimarcato che non c’entra nulla con il Css, evidenziando di aver presentato “un progetto di ammodernamento del proprio impianto, accompagnato da uno studio preliminare ambientale per la verifica di assoggettabilità alla Via, che prevede delle modifiche ordinarie con ampliamento di alcune attività in essere”. Maio Tech gestisce a Padule un deposito preliminare per il trattamento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi.