Parla anche di Gubbio e di quanto accaduto dopo il 15 maggio, con gli assembramenti e il timore di contagio, la professoressa Antonella Mencacci, direttrice del laboratorio di microbiologia all’ospedale Silvestrini di Perugia, in un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano Libero. “Sono preoccupata – ha detto -, il coronavirus nel mondo circola eccome: guardi gli Stari Uniti, il Brasile, l Inghilterra, Con la riapertura delle frontiere arriverà di nuovo qua. Sono prudenziale. In Cina il ricontagio è già avvenuto, Se non continuiamo a usare la mascherina e non ci atteniamo rigorosamente al distanziamento sociale, il rischio è alto. Io quando vado a trovare mio padre non lo abbraccio più, faccio un lavoro che mi espone al virus tutti i giorni”.
Gli viene chiesto: quanto dovremo andare avanti così? “Fino a quando la diffusione non sarà così bassa da poter individuare immediatamente i singoli casi e isolarli. Cerchiamo ancora un po’ il virus, continuiamo a fare test, non fermiamoci. A Gubbio c’è stata la festa dei Ceri, con inevitabili assembramenti e polemiche. Noi abbiamo detto ai cittadini: ‘Facciamo il tampone a chiunque pensi di essersi infettato’. C’è stala una bella adesione, quasi mille persone, tutte negative, un gran risultato. Allentare le misure sarebbe pericoloso*.
L’infezione, però, guardando le cifre, in Italia è crollata: “E’ una malattia strana di cui ancora conosciamo troppo poco. Non sappiamo ad esempio quale sia l’insieme di cofattori che fanno sì che l’infezione si sviluppi cosi diversamente da un soggetto all’altro. Un’altra particolarità è che nonostante la guarigione clinica totale del paziente, l’Rna del virus rimane nelle vie respiratorie per tanti giorni e successivamente ha un andamento altalenante che determina una sequenza di risultali del tampone contrastanti”.
Hai domande?
Trovaci sui social o Contattaci e ti risponderemo il prima possibile.