Aveva già prospettato a settembre le dimissioni da presidente della Commissione Pari Opportunità, tenendole segrete, e adesso è venuto giù tutto con la bufera per un suo post social che un mese fa ha innescato un vespaio di polemiche a livello nazionale sfociate nelle rivelazioni delle ultime ore. E’ uscita allo scoperto Giorgia Gaggiotti dopo le diatribe con la rivista on line La Fionda che definisce “apertamente antifemmnista e quindi poco affine alla mia quotidiana lotta sul fronte dell’emancipazione femminile”.
Ha scatenato un putiferio, chiamando in causa perfino il sindaco Filippo Mario Stirati che ha scritto una lettera, la replica della Gaggiotti alle proteste maschili a un articolo di stampo femminista definendole “peti cerebrali di certi redpill”.
L’esponente della Commissione Pari Opportunità ha rincarato la dose: “Non mi pento di averli definiti peti cerebrali, una licenza poetica che forse tali commenti non meritavano, né delle tantissime volte in cui ho chiesto di cancellare i commenti ad articoli dedicati alle donne che finiscono per diventare raduni di redpill e incel. Sono certa che ci sarà bisogno di farlo ancora tante volte, ritengo che questo impegno di vigilanza sia parte del mio lavoro di difesa delle donne. Le statistiche sull’odio in rete ci dicono che il cyberbullismo colpisce soprattutto le donne”.
Nega la Gaggiotti che Stirati le abbia tirato le orecchie, come evidenziato da La Fionda, e rivela di “non essere stata informata delle pressioni ricevute da più parti e in più occasioni per ottenere le dimissioni”.
Nel farsi da parte sottolinea la “grande delusione umana che fa seguito a un anno di grandi difficoltà interne alla Commissione, non sempre di tipo politico che mi avevano portata già a settembre a rappresentare alle componenti e all’assessore Simona Minelli la mia volontà di dimettermi. Non sono stata dimissionata, le mie dimissioni erano sul piatto già da molto tempo prima che accadessero questi fatti incresciosi e lesivi della mia carica e della persona”.
Rivendica infine il fatto che “la motivazione reale non è in alcun modo imputabile a questi ultimi avvenimenti, ma è stata determinata principalmente da una profonda incompatibilità tra il mio modo abituale di agire nell’ambito dei movimenti transfemminsti e una struttura che per sua natura segue altre modalità. La commissione seguirà ora i sui percorsi per ricostituire la segreteria e andrà avanti col suo lavoro come di consueto, io continuerò a militare tra le fila di Non Una Di Meno e della Ru2020-Rete umbra per l’autodeterminazione”.
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