Sull’onda dei ricordi, la Gubbio del pallone è tornata indietro di 25 anni. E lo ha fatto in una serata, ieri mercoledì 22 marzo, che ha celebrato una delle più grandi imprese calcistiche della storia ultra centenaria della società eugubina: la vittoria del Campionato Nazionale Dilettanti 1997-1998, ottenuta con 5 giornate d’anticipo, a distanza di così tanto tempo suscita ancora emozioni indescrivibili. Tanto che la squadra sI è ritrovata per la prima volta dopo 25 anni in un clima di festa, ricordando una vittoria indimenticabile. “Eravamo un gruppo straordinario, fatto di uomini prima ancora che calciatori, e allenare quei ragazzi fu un piacere indescrivibile”, ha ricordato Leo Acori, il tecnico di quel gruppo, presente alle celebrazioni e anche un po’ emozionato nel rivedere tanti giocatori tutti in una volta sola. “Giocavamo un calcio bellissimo, moderno e offensivo. Eravamo consci della nostra forza, ma sapevamo di avere davanti un osso durissimo come la Narnese, che pure siamo riusciti a superare mettendogli una pressione addosso enorme. Quando ripenso a quell’annata ho ancora i brividi, anche per l’affetto che la città riversò nei nostri confronti. Fu una capolavoro che ebbe tanti padri: innanzitutto la famiglia Tasso, con Guerriero che seppe veramente prenderci tutti per mano, mostrandosi un secondo padre. E poi le componenti dirigenziali e imprenditoriali, che non fecero mancare nulla. Si respirava una grande unione d’intenti, e i risultati ne furono la conseguenza. Ma un grande merito va dato ai giocatori, che disponevano di una qualità e di uno spirito di sacrificio che oggi fatico a ritrovare nel calcio attuale”.
UN PADRE PER TUTTI. La festa per i 25 anni dalla promozione in C2, organizzata dalla famiglia Tasso e alla quale hanno contribuito le due cementerie Barbetti e Colacem, fin da allora sponsor del Gubbio, è stata l’occasione per rimettere assieme più di un pezzo di storia del calcio eugubino, con l’incontro caloroso tra i protagonisti e l’allora tecnico della Nazionale Dilettanti, Paolo Berrettini, e l’ex direttore sportivo rossoblù Stefano Giammarioli. Dal capitano Alessandro Giacometti, il leader simbolico di quel gruppo, passando per Giovanni Vecchini, Leonardo Tempesta, Fausto Mattioli, Fabrizio Caracciolo (arrivato da Lecce), Marco Bignone, Daniele Proietti, Simone Martinetti, Matteo Galassi, Felice Parisi, Pino Lorenzo, Paolo Bartoccioni, Italo Franceschini, Gabriele Genghini, Roberto Pierini, Daniele Peronelli, Christian Finauro, Marco Passeri e Moreno Zebi, nessuno s’è voluto perdere l’evento (assenti per motivi personali Cristiano Cau, Tommaso Maurizi e Andrea Lisarelli). E con loro c’erano anche Gianni Francioni (vice di Acori e preparatore atletico) e Giovanni Pascolini (preparatore dei portieri). Peccato solo che all’ultimo momento abbia dovuto rinunciare a partecipare fisicamente alla serata il presidente Guerriero Tasso, bloccato a casa dal Covid e collegato in videoconferenza: “È doloroso per me non poter essere presente in sala e riabbracciare tutti i favolosi protagonisti di quella stagione, che abbiamo voluto riportare a Gubbio in occasione dell’anniversario della vittoria. È bello vedere come a distanza di anni l’unione e lo spirito di squadra siano ancora forti. Un pensiero lo rivolgo alle tante persone che non ci sono più e che seguirono da vicino le sorti di quella società che riprendemmo letteralmente dal fallimento, riportandola dove più meritava”. Nell’occasione è stato mostrato un documento esclusivo: l’atto di costituzione dell’As Gubbio 1910 datato 12 agosto 1996, così come conservato dall’avvocato Mario Monacelli.
PASSATO E PRESENTE. Oltre ai giocatori dell’epoca, nel corso della serata sul palco del Centro Servizi Santo Spirito si sono succeduti anche i sindaci dell’epoca Paolo Barboni e Ubaldo Corazzi, l’assessore al Bilancio in quegli anni, Giuseppe Biancarelli (il cui ruolo nell’estate del 1996 fu fondamentale per consentire la ripartenza della società), con gli interventi del sindaco Filippo Mario Stirati, presente anche l’assessore allo Sport, Gabriele Damiani, e del consigliere provinciale Francesco Zaccagni, e poi anche le figure del Gubbio di oggi, con il direttore generale Giuseppe Pannacci, il direttore sportivo Davide Mignemi, il team manager Massimiliano Lazzoni (che due anni più tardi fu poi compagno di molti dei giocatori che vinsero il campionato) e il responsabile del settore giovanile Federico Mariotti. Presente anche il perugino Sebastiano Coletti, uno dei calciatori del Gubbio più longevi (vestì la maglia eugubina dal 1955 al 1962), accompagnato dal direttore sportivo della promozione, Domenico Sfrappa, che a sua volta ha ricordato i momenti salienti della sua esperienza eugubina. “Un legame fortissimo – ha detto Sfrappa – mi lega ancora oggi con il presidente Tasso, con tutti i ragazzi e il mister. Da perugino posso dire di essere stato accolto a Gubbio come un figlio, cosa che non è mai scontata. Quella squadra poi aveva un concentrato di talento impressionante ed era un piacere vederla giocare. La scelta di prendere Leo fu illuminante, perché era il tipo di allenatore che meglio di altri avrebbe potuto farla funzionare. Essere qui a 25 anni di distanza e ricordare quell’impresa è bellissimo e oltremodo emozionante”.
LA STAMPA E IL GENIO. Alla serata, presentata da Roberto Barbacci con il contributo di Massimo Boccucci, hanno preso parte anche molti dei giornalisti che seguirono da vicino le sorti di quella meravigliosa cavalcata (Roberto Filippetti, Euro Grilli, Giacomo Marinelli Andreoli, Luca Mercadini, Federica Monarchi, Gianluca Sannipoli, Ubaldo Gini, presenti in sala anche Giancarlo Tomassoli ed Emanuele Giacometti, mentre è stato salutato calorosamente Giampiero Bedini), ricordando aneddoti legati anche al modo di fare informazione dell’epoca, certo diverso da quello di oggi. Negli interventi dei giocatori, tra siparietti, risate e qualche rivelazione postuma, hanno suscitato forti emozioni le parole pronunciate da Felice Parisi in chiusura di serata: “Ho avuto la fortuna di giocare in tante piazze importanti, ma nessuno mi è rimasta nel cuore come è capitato con Gubbio. Indossare quella maglia provocava sensazioni uniche, sentivi che era qualcosa di differente da tutte le altre. Ci sono squadre nelle quali nel corso della mia carriera ho segnato più gol di quanti ne feci a Gubbio, ma non era la stessa cosa. Quelli che ho fatto con i colori rossoblù avevano, hanno e avranno sempre un valore speciale. E quando morirò sulla mia tomba vorrò due maglie soltanto: quella del Napoli, la squadra di cui sono tifoso da sempre, e quella del Gubbio”. Applausi e anche qualche lacrimuccia in sala. Una festa così, solo una squadra tanto speciale avrebbe potuto farla.
Le foto della serata sono state realizzate da Lucio Grassini
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