Queste sono le prime certezze su come Gubbio vivrà comunque i Ceri al tempo del coronavirus. S’impone qualcosa di profondamente e storicamente diverso, poiché l’annullamento della festa stavolta non è legato alle guerre, ma a un nemico ancora più subdolo e da combattere senza sapere ancora bene chi è. Potrebbe essere lanciato un primo segnale già in vista di domenica prossima, quando senza questa emergenza sanitaria i Ceri – come ogni prima domenica di maggio – avrebbero lasciato la basilica sul monte Ingino per fare ritorno in città prendendo posto nella sala dell’Arengo del palazzo dei Consoli fino al 15. Il sindaco Filippo Mario Stirati e il tavolo ceraiolo stanno mettendo a punto una serie di iniziative e quelle sull’ornato pubblico trovano più facilità di attuazione, con l’obiettivo dichiarato di dare alla città un volto familiarmente legato al mese di maggio vissuto con intensità e impatto unici al mondo. I simboli e i colori della festa per abbellire Gubbio saranno ben visibili, mentre restano da vedere tra non poche complicazioni tutti i discorsi relativi alle cerimonie. Il vescovo Luciano Paolucci Bedini ha fatto sapere che intende confermare i riti religiosi, come la Novena e il Pontificale del 16 maggio, a porte chiuse nelle forme consentite dalle norme. Il resto è invece da costruire, compreso l’annunciato omaggio ai defunti al cimitero e al mausoleo dei Quaranta Martiri.
Qualcosa di particolare potrebbe trovare spazio, anche se può essere un problema per il sindaco e il tavolo dei Ceri tenere conto di tutte le sensibilità dei ceraioli che fin da quando è stato ufficializzato l’annullamento dell’edizione 2020 (il 15 aprile scorso) hanno reagito nei modi più disparati, soprattutto sui social. Si sente parlare con insistenza di iniziative per dare comunque vita a qualche forma di corsa, pur se l’impressione è che vi sia molta goliardia nel prospettare qualcosa che porterebbe con sé problemi di ordine pubblico e di rispetto delle leggi.
Vengono lanciate proposte anche bizzarre, inventando rituali come l’utilizzo estemporaneo di brocche e camicie ceraiole. Per questo il sindaco e le componenti della festa hanno preso posizione prospettando l’organizzazione concordata di ogni cerimoniale laico accanto a quello religioso. Stirati sta privilegiando particolarmente la simbologia istituzionale, come ha fatto ieri mattina quando si è recato al cimitero cittadino per deporre una corona con il tricolore.
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