Da una parte c’è il ricorso del Comune al Tar dell’Umbria con la consulenza esterna dell’avvocato Paola Brambilla di Bergamo, di cui si è parlato diffusamente anche per i costi a carico dei cittadini con il possibile coinvolgimento della Corte dei Conti dell’Umbria per una verifica, e ora ecco il ricorso straordinario al presidente della Repubblica, promosso dal Comitato per la tutela ambientale della conca eugubina che nella via alternativa si sono affidati ai legali locali Paola Nuti e Valeria Passeri.
Il ricorso al capo dello Stato è contro Regione, Comune, Arpa Umbria, Ausl Umbria 1 e Provincia di Perugia, oltre che avverso le due cementerie eugubine Barbetti e Colacem per l’annullamento della determinazione dirigenziale della Regione numero 13416 del 29 dicembre 2021 con cui si autorizza l’uso nei due stabilimenti del Css (Combustibile solido secondario) in conseguenza di quanto previsto dal cosiddetto Decreto Cingolani assunto dal governo Draghi sulla semplificazione delle procedure autorizzative.
Viene chiesto alla presidenza della Repubblica di impugnare l’atto e riconoscere un risarcimento danni, indicando come via istruttoria una verifica in contraddittorio, con Ispra e Istituto superiore di sanità, “sulla potenziale incidenza su ambiente e salute pubblica dei progetti tra loro cumulati, valutato il bioaccumulo negli anni di inquinanti, compresi quelli cancerogeni”, riconducibili all’attività dei due singoli cementifici ai quali è stato notificato il ricorso.
Nell’articolato legale inoltrato alla presidenza della Repubblica si ripercorre la storia della presenza e impatto degli stabilimenti di Semonte e Ghigiano con taluni pareri espressi in contrasto con l’autorizzazione concessa.
LAVORATORI MOBILITATI. La situazione delle cementerie nella crisi economica devastante porta alla mobilitazione dei lavoratori che hanno annunciato una manifestazione generale per sabato prossimo 30 aprile dalle ore 10 a mezzogiorno nel parcheggio del Teatro Romano con lo slogan “Responsabilizzare e sensibilizzare l’amministrazione comunale e l’opinione pubblica per la difesa del lavoro, salute, ambiente e sicurezza”. In una nota, firmata dalle maestranze delle due imprese che sono il pilastro dell’economia eugubina in caduta libera, viene evidenziato che “sicurezza e lavoro possono convivere, come avviene in ogni luogo civile del mondo. I costi energetici e della Co2 stanno mettendo in ginocchio la manifattura Italiana e anche le industrie eugubine stanno soffrendo questa crisi epocale. Tra lavoratori diretti e indotto, le cementerie rappresentano a Gubbio il 28 per cento del Pil, occupando oltre 1.500 persone. La chiusura va assolutamente scongiurata, perché rappresenterebbe un drammatico declino economico della città, con ricadute pesanti per tutti. Ci aspettiamo un cambio di passo dall’Amministrazione Comunale perché è ormai un’evidenza scientifica che l’aria a Gubbio non è inquinata, lo dimostrano i dati ufficiali, consultabili da tutti. L’utilizzo del combustibile alternativo è dettato da una scelta europea, ed é già utilizzato in Italia. Siamo preoccupati per il nostro futuro e il futuro della nostra amata città. Lavoro e ambiente coesistono per questo chiediamo che vengano salvaguardati da tutte le Istituzioni. Il progresso non può essere sempre visto come il male del mondo, ma é la risorsa più importante”.
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