Caso Duchini, Colaiacovo e altri coinvolti. La parole alle difese. Il rinvio a giudizio per il caso Duchini? “Sarebbe uno spreco di giurisdizione”. Perché non esiste nessuna corruzione in atti giudiziari, visto che i rapporti con l’imprenditore Valentino Rizzuto erano di molto precedenti all’archiviazione del procedimento contestato. E anche nessun abuso di ufficio per favorire Carlo Colaiacovo e danneggiare la Fc Gold di Giuseppe, attività “che non poteva essere salvata”.
E per tutti gli altri capi di imputazione? “Li abbiamo contestati tutti. E solo attraverso l’utilizzo esclusivo di tutti gli atti inseriti nel fascicolo di indagine. Cinquantacinquemila pagine di atti processuali in cui ci sono gli elementi per dimostrare come le contestazioni non reggono né in fatto che in diritto”.
Egle Priolo oggi sul Messaggero ricostruisce la vicenda finita davanti al gup che deve decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura della Repubblica di Firenze. Così ieri Nicola Di Mario – scrive Priolo – ha smontato punto per punto, in due ore di accorata arringa, le contestazioni mosse dalla procura di Firenze all’ex procuratore aggiunto di Perugia Antonella Duchini (che difende insieme al collega Michele Nannarone) e all’ex carabiniere del Ros Orazio Gisabella. Per entrambi il procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco e il sostituto procuratore Leopoldo De Gregorio hanno chiesto al giudice per l’udienza preliminare Lucrezia Fantechi il rinvio a giudizio, insieme all’altro ex Ros Costanzo Leone, al carabiniere Fabio Sinato, al dottor Ignazio Pusateri, al patron del cemento Carlo Colaiacovo, all’imprenditore Valentino Rizzuto, all’avvocato Pietro Gigliotti e al commercialista Francesco Patumi. Oltre alla corruzione in atti giudiziari e all’abuso di ufficio, l’ex aggiunto (poi trasferita ad Ancona e ora in pensione) è accusata anche di falso e peculato, tutte contestazioni che i legali hanno ribadito non sussistere «solo leggendo gli atti processuali».
«Rinviarla ha giudizio ha sostenuto con forza l’avvocato Di Mario è un inutile consumo di giurisdizione».
Ieri uno degli ultimi appuntamenti dell’udienza preliminare è stato interamente dedicato alle difese, che hanno ribadito la correttezza dell’operato dei propri assistiti, dopo che giovedì i pm fiorentini erano stati altrettanto duri ricostruendo la loro tesi accusatoria, insieme alle parti civili.
Al centro delle contestazioni (i fatti risalgono alla fine del 2016), una rivelazione di notizie (in cui Carlo Colaiacovo avrebbe “istigato i concorrenti”) e un presunto abuso d’ufficio poiché sarebbero stati concordati «contenuti e tempistica dell’emissione di un decreto di sequestro preventivo d’urgenza materialmente predisposto e adottato dalla Duchini» sulla società Financo di proprietà della Franco Colaiacovo Gold.
“Intenzionalmente – si legge nei capi di imputazione – arrecavano un ingiusto danno agli imprenditori Giuseppe e Franco Colaiacovo, essendo stato emesso tale provvedimento il 28 dicembre 2016 al solo scopo di impedire l’erogazione di finanziamenti in favore degli imprenditori, provocando contemporaneamente un ingiusto vantaggio patrimoniale a Carlo» a quel punto favorito «nel progetto di acquisizione di quote”.
Con la stessa Duchini che, nell’udienza di fine dicembre e in otto ore di dichiarazioni, ha spiegato al gup come la situazione della società fosse già compromessa, tanto che Giuseppe Colaiacovo aveva chiesto un prestito da dieci milioni di euro, dando in pegno tutte le sue partecipazioni, di valore nettamente superiore. Ricostruzione ovviamente contestata da Colaiacovo e dalla Gold, come ribadito dagli avvocati di parte civile, tra gli altri, Manlio Morcella, David Brunelli e Alfredo Brizioli.
Gli indagati invece sono difesi anche da Francesco Falcinelli, Emma Contarini, Donatella Longo, Donatella Donati, Franco Coppi, Ubaldo Minelli, Vincenzo Maccarone e Mario Incardona. Si torna in aula il prossimo 26 febbraio per le ultime difese, mentre dopo la nuova calendarizzazione stabilita ieri la decisione è attesa per il 2 marzo.
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