Inaugurazione sabato 18 settembre, alle ore 17.30, presso il Voltone di Palazzo Ducale della mostra “Alluminare la storia di Gubbio. Aldo Ajò e Piero Luigi Menichetti”, a cura di Patrizia Biscarini ed Ettore Sannipoli, che resterà aperta fino al 16 ottobre.
“Non sono capace, per mia indole, di tessere elogi o esaltare meriti di chicchessia, specie se vivente, perché potrebbe sembrare adulazione. Parlare di Aldo Ajò (Gubbio, 1901-1982) come artista, è un atto doveroso, onesto, di sincero rispetto verso una persona semplice che onora, con il suo lavoro non solo la sua città, ma l’intera nazione. Ajò è un grossissimo artista. Può sembrare un’iperbole, ma il suo nome certamente non sfigura vicino a quello di mastro Giorgio”: così lo storico eugubino Piero Luigi Menichetti (1923-1997) nel suo libro “Le Corporazioni delle Arti e Mestieri medioevali a Gubbio” del 1980.
Diversi disegni acquerellati furono realizzati da Ajò per illustrare i libri di Menichetti. Nel volume “I 50 Ospedali di Gubbio. Storia e Documenti” (1975), è riprodotto un acquerello raffigurante un lebbroso del XIV secolo, inserito nella parte dell’opera dedicata ai lebbrosari di Gubbio. Rimangono altri due disegni dell’artista eugubino con lo stesso soggetto, parimenti realizzati in monocromia. Tre sono invece gli acquerelli policromi del 1981 che illustrano il libro “I Ceri di Gubbio dal XII secolo” (1982): la luminaria di San Giovanni Battista col Grifone, la luminaria del Beato Villano col Vitello e la luminaria di Sant’Ubaldo con i Ceri.
Un ultimo acquerello policromo del 1982, raffigurante il giuramento del Capitano del Popolo, lo troviamo riprodotto nel primo volume “Storia di Gubbio dalle origini all’Unità d’Italia” (1987). Si conserva un’altra versione, meno nitida, dello stesso soggetto. Al 1977 risale la serie di dodici cartoline illustrate con i Costumi di Gubbio del XIV secolo, edita a cura di Piero Luigi Menichetti e riproducente acquerelli appositamente realizzati da Aldo Ajò.
Nella breve nota introduttiva di Menichetti sono riportate notizie relative al monaco avellanita Gabriello di Necciolo dei Gabrielli, proclamato vescovo di Gubbio da Papa Gregorio XI il 27 aprile 1377: “Gabriello ritornò a Gubbio il 28 maggio 1377 dopo la sua consacrazione a Vescovo avvenuta a Ferrara. In occasione del suo ingresso in città fu ricevuto con grandi onori da tutte le autorità, clero, congregazioni, companie”. I costumi usati da queste “companie” e descritti in questa anonima paginetta di storia (un documento conservato nella Sezione dell’Archivio di Stato di Gubbio), costituiscono i soggetti di questa serie di cartoline». Sulla base del documento trecentesco, trascritto da Menichetti, Ajò ha immaginato dodici personaggi a figura stante e in posa frontale, con le braccia e le mani atteggiate in modo sempre diverso, al pari delle movenze delle teste e dei volti.
Alcune testimonianze grafiche conservate nell’archivio Ajò, fanno capire come la varietà delle soluzioni proposte, tese a caratterizzare il costume di ogni compagnia, si basasse principalmente, secondo le intenzioni del maestro eugubino, sulla differenziazione di due indumenti, le “calzebrache” e il “sorcotto”, seguendo entro i limiti del possibile le scarne indicazioni documentarie. La serie di cartoline illustrate da Aldo Ajò, al pari del documento a cui esse sono ispirate, ha offerto di recente un riferimento essenziale per determinare le tipologie cromatiche dei vessilli delle contrade di Gubbio realizzati a cura dell’associazione Maggio Eugubino nell’ambito del progetto Imbandieramento medievale.
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