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Css nelle cementerie, i LeD e Goracci si rincorrono. Non una parola sul “bancomat” di Colognola, le acque e tutte le altre fonti d’inquinamento

La discarica di Colognola

C’è un elettorato (spesso inconsapevole del disegno politico) da preservare. Lo hanno ben chiaro l’ex sindaco ormai in disgrazia Orfeo Goracci e i LeD, al secolo i Liberi e Democratici i cui componenti sono soprattutto liberi di cambiare partiti e schieramenti, che dell’ambientalismo hanno fatto una crociata tanto al chilo.

Il Css nelle cementerie è la frontiera che accomuna il paladino Goracci e l’ala sinistra della coalizione di Stirati che teme di perdere consensi tra le diaspore interne e il duello continuo da una parte con l’ex sindaco (con il quale vota di tanto in tanto per non lasciargli troppo campo libero) e dall’altra con il Pd tra la tentazione di riunificazione e la strategia di continuare a saccheggiargli i voti tirando e allentando la corda a seconda della situazioni.

Goracci e i LeD sono accomunati dalla battaglia senza frontiere contro il Css nelle cementerie in nome della salvezza del pianeta e soprattutto della città, ben sapendo che il Comune non ha alcun potere decisionale in materia (ce l’ha invece sulla discarica e altre fonti inquinanti). Mai una parola, però, sulle condizioni disastrate del sito notoriamente più insalubre e inquinante come la discarica di Colognola. Sapete perché? Facile: è stato ed è ancora un “bancomat” per chi amministra tra l’esigenza di dover continuare ad accastare rifiuti sopra una vecchia miniera di lignite, dove specialmente quando piove s’infila tutto il peggio, e una fonte di incasso straordinaria per i conferimenti esterni tenuti naturalmente sotto rigoroso riserbo e svelati semmai da qualche indagine della magistratura (come l’ultima della serie collegata alla Vus di Foligno).

Non una parola sugli altri agenti inquinanti. L’ultimo caso l’ha rivelato Arpa Umbria con i solventi clorurati nelle acque sotterranee ora ripreso dal Gruppo Misto in un’interrogazione, in aggiunta ai dati sugli effetti sull’aria di caldaie, scarichi e impatto di altre attività.

Goracci e i LeD hanno in testa soltanto il Css, dimenticando quanto va sostenendo Arpa Umbria che l’aria a Gubbio è più controllata che in altre parti del mondo avendo in funzione full time cinque centraline, finanziate dalle due cementerie come – guarda caso – voluto fortemente a suo tempo proprio da Goracci che non ne parla mai (all’ex sindaco piace polemizzare e dare lezioni solo su quel che gli pare per tenere alto il morale delle sue truppe).

Ieri i LeD sono tornati ad agitare il fantasma del Css, proprio mentre emergeva il caso dei solventi clorurati sollevato manco a farlo apposta da Giorgia Vergari eletta in quelle liste che li ha poi mollati (chi viene dal Pd è specializzato nell’uso delle porte girevoli). Il movimento ha diffuso una lunga nota tutta incentrata solo ed esclusivamente sui Css. Magari ora si farà sentire anche Goracci nella corsa e rincorsa diventata un classico della politica eugubina da molti anni. In questo dibattito se ne stanno zitte e buone le altre componenti della maggioranza, Scelgo Gubbio, Socialisti Civici Popolari e i neonati Democratici per Gubbio altra costola dell’”albergo” LeD, che notoriamente si accontentano soprattutto di ruoli e strapuntini. Il quadro si completa con il Movimento 5 Stelle che nel tarlo ambientalista (anche in questo caso tanto al chilo) ha ora più problemi d’identità che altro guardando al quadro nazionale, e il centrodestra che fa numero e peraltro con numeri minimi tanto più che al proprio interno è diviso pensando al già candidato sindaco Marzio Presciutti Cinti che sul tema Css è perfino più goracciano di Goracci.

Ora l’ultimo documento della serie: “In questi ultimi tempi – scrivono i LeD – assistiamo in città a talune prese di posizione sul tema del Css portate avanti da forze politiche e sociali che non parlano il linguaggio della chiarezza. Si cerca di far passare il messaggio che bruciare il Css combustibile nei cementifici (ma in prospettiva anche il CSS rifiuto) sia una scelta industriale che la comunità eugubina dovrebbe accettare perché in grado di coniugare sviluppo e sostenibilità. Questa linea, molto schiacciata sulle posizioni delle aziende, sconta l’incapacità di avere un’idea di vero sviluppo sostenibile per il nostro territorio. Liberi e Democratici, invece, sostiene con convinzione l’azione che sta portando avanti l’Amministrazione comunale nel cercare di dare alla nostra città una possibilità concreta di sviluppo sostenibile alternativo che passi innanzitutto con il verificare l’attuale stato di inquinamento presente nel nostro territorio. La creazione dell’ “ecodistretto” e l’imminente stipula di una convenzione con l’università La Sapienza e con il Cnr per un esame approfondito del livello di inquinamento dell’aria (finanziati con il bilancio comunale) vanno proprio in questa direzione e ci saremmo aspettati un maggiore sostegno al metodo e al percorso intrapresi dall’Amministrazione Comunale, soprattutto da parte di chi vorrebbe candidarsi a rappresentare l’interesse generale della comunità e che proprio per questo dovrebbe mantenere un sano distacco dai poteri economici e non dovrebbe mai avere dubbi nel cercare di avere un livello di conoscenza maggiore su temi così importanti per la salute delle persone e la salubrità dell’ambiente in cui i cittadini vivono. In questo senso, l’Amministrazione pone attenzione a tutte le matrici ambientali (aria, terra, acqua), puntando a sviluppare in futuro anche ulteriori indagini approfondite in materia, nonché quelle di tipo epidemiologico unitamente al registro tumori. Iniziare a bruciare oggi il Css nei cementifici è una scelta profondamente sbagliata perché si inizierebbe nella nostra città una pratica e un ciclo economico attorno allo smaltimento dei rifiuti, proprio in un momento in cui i cambiamenti che già stanno avvenendo in tutta Europa nel settore dell’approvvigionamento energetico vanno in tutt’altra direzione. Bruciare il Css è una scelta che risponde a una logica industriale vecchia e che non rappresenta la migliore pratica economica. Si inizierebbe a fare oggi quello che da altre parti hanno fatto per anni (ma con quali costi per l’ambiente?), ma che ora stanno smettendo di fare, anche sulla spinta di concreti finanziamenti comunitari che da qui ai prossimi anni cambieranno profondamente le fonti energetiche e le pratiche industriali. Oltre ai rischi per la salute, bruciare il Css significherebbe caratterizzare lo sviluppo economico del territorio a vantaggio di taluni soggetti e a svantaggio di altri, perché è chiaro che questa pratica economica si svolgerebbe a discapito di altre (quelle peraltro più promettenti), venendo a penalizzare fortemente la vocazione turistica ed agricola e venendo a caratterizzare con il marchio della città dei rifiuti una città che invece merita tutt’altra tipologia di sviluppo economico. Questa è la nostra linea che abbiamo affermato da sempre, fin dal 2014, di fronte a tutti i cittadini, con chiarezza e determinazione, nella pienezza della libertà di espressione del nostro pensiero e di indipendenza dell’azione che da sempre ci caratterizza”.