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Tar del Lazio: via libera all’uso nelle cementerie di Css al posto dei combustibili fossili più inquinanti

In Umbria si attendono le decisioni della Giunta Tesei sulla richiesta delle due cementerie eugubine, Barbetti e Colacem, di poter usare il Css al posto dei tradizionali combustibili.

Mentre a Gubbio il dibattito ideologico non conosce tregua, con comitati e i politici che li cavalcano, la sentenza del Tar del Lazio n. 219/2021 ha dato il via libera all’utilizzo in cementera di materiali alternativi in sostituzione dei tradizionali combustibili fossili. Ciò significa che nelle cementerie autorizzate potranno essere utilizzati materiali ottenuti a valle della raccolta differenziata in altro modo non riciclabili. “Una posizione che sostengo da tempo e che va verso la direzione dell’economia circolare”, ha detto Riccardo Pase, presidente della Commissione Ambiente della Regione Lombardia.

“Già in fase di predisposizione delle linee guida al Piano gestione rifiuti e delle bonifiche di Regione Lombardia – spiega Pase – avevo sostenuto la necessità di destinare questo materiale non più alle discariche, ma alle cementerie, che oggi utilizzano per la maggior parte un combustibile fossile (Pet Coke) maggiormente inquinante. Più volte ho anche sollevato il tema del Css attraverso mozioni e ordini del giorno, tutti approvati dal Consiglio Regionale, finalizzati non solo a sensibilizzare, ma anche a trovare soluzioni e risposte a questa tematica che spesso genera problemi e tensioni sul territorio. La sentenza del Tar del Lazio rappresenta quindi uno stimolo in più per perseguire in questa direzione, che permetterà non solo di recuperare energia e calore da materia che in altro modo finirebbe in discarica, ma anche di liberare spazi nella complessa gestione dei rifiuti”.

Pase ha sottolineato anche che “il Css ottenuto dalla miscelazione controllata della componente secca (plastica, carta, fibre tessili, ecc.) dei rifiuti non pericolosi, sia urbani sia speciali non più ricliclabili, può trovare un utile impiego nelle cementerie, facendo così recuperare parte del terreno perso dall’Italia per l’attuazione delle pratiche di economia circolare in questo specifico settore. A livello europeo infatti la sostituzione dei combustibili fossili è una pratica assai diffusa (46 per cento media) mentre in Italia siamo molto indietro (circa il 20 per cento)”.