L’ecodistretto è partito concentrando tutte le attenzioni sul Css, sebbene le autorizzazioni sull’utilizzo del combustibile solido secondario sono decise dai livelli sovracomunali perché regolate da rigide normative dell’Unione Europea, lo Stato e le Regioni.
Il dibattito a Gubbio, cavalcato da comitati e associazioni sostenute da politici a caccia di consenso elettorale, non ha fin qui minimamente sfiorato la discarica comunale di Colognola che da anni è al centro di discussioni, esposti, denunce e proteste soprattutto da parte dei residenti della zona. Preoccupano il continuo conferimento di rifiuti, che rende peraltro l’aria irrespirabile, e le ripercussioni sulle falde idriche quando piove a dirotto.
Nel dibattito politico è spesso emerso come la discarica di Colognola sia stata sempre considerata alla stregua di un “bancomat” per garantire ai sindaci di turno dei soldi da reinvestire in vario modo, dirottando soltanto una minima parte (negli anni passati perfino nessuno) per il riambientamento. Nel dibattito politico è stato anche messo nero su bianco come “la discarica è di per sé nociva per l’ambiente – ha scritto il consigliere comunale Marzio Presciutti Cinti in una mozione del giugno 2020 -, a causa dei suoi percolati ed emissioni gassose in atmosfera. Discorso ancor più grave per Colognola, fondata sopra una vecchia miniera di lignite. E’ tempo di occuparsi seriamente della gestione dei rifiuti. Rimanere sulla strada segnata dalla Giunta Stirati ci porterebbe inevitabilmente all’emergenza. Restare immobili dicendo solo no, porterebbe con certezza a impliciti si legati e condizionati dall’emergenza del trattamento dei rifiuti”.
Presciutti Cinti punta a impegnare il sindaco a “rinnegare le attuali politiche in materia di rifiuti e indire la costituzione di un tavolo tecnico, pubblico e ampiamente partecipato, che formuli una nuova politica di gestione dei rifiuti, basata sulle migliori e più moderne pratiche che possiamo rintracciare nel mondo”.
Arpa Umbria tiene sotto controllo la discarica segnalando eventuali disfunzioni o parametri fuori norma. Così come Arpa segue le condizioni dell’aria sul territorio eugubino. All’audit online per l’ecodistretto è intervenuta Sara Passeri, dirigente del coordinamento tecnico-scientifico di Arpa Umbria e responsabile del distretto Gubbio-Città di Castello. “Sono trent’anni che seguo le cementerie eugubine – ha detto la dottoressa Passeri – e posso testimoniare che l’attenzione che c’è sulle loro emissioni con cinque centraline di controllo dell’aria non esiste probabilmente altre parti d’Italia”.
La dottoressa Passeri in audit ha rivelato che il grosso problema a Gubbio non è l’aria ma il sottosuolo per la presenza di solventi clorurati nelle falde acquifere e nell’acqua dei pozzi.
Interveniene sui rifiuti il gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle con Rodolfo Rughi e Mauro Salciarini: “Mentre avanza l’iter autorizzativo per l’utilizzo del combustibile da rifiuti (il cosiddetto Css) in uno dei due cementifici di Gubbio, dalle schede top secret predisposte dalla giunta regionale per il Recovery Fund è documentata la richiesta di finanziamento di ben tre impianti (Ponte Rio, Casone e Narni) per produrre CSS chiudendo così il ciclo dei rifiuti in Umbria. Una coincidenza? Crediamo di no. Crediamo invece che in questi mesi si sia soltanto preso tempo per improntare una narrazione improbabile e convincere gli eugubini che tutta l’immondizia della Regione dovrà essere bruciata proprio a casa nostra. Nella scheda relativa a bonifiche e ciclo dei rifiuti per il Pnrr vengono richiesti alla Conferenza Stato Regioni ben 31 milioni di euro per produrre Css da tutti gli angoli della regione. Siamo esterrefatti che l’unica occasione di cambiamento strutturale attraverso miliardi di finanziamenti per lo sviluppo dei prossimi 50 anni del nostro territorio, sia gettato in pratiche industriali obsolete. Mentre l’Europa ha il coraggio di investire centinaia di miliardi per la svolta Green, il cuore verde d’Italia decide che l’ambiente non ha futuro, che l’aria non è preziosa e che abbiamo così tanta abbondanza di materie prime da poterle bruciare. Ciò che riteniamo inaccettabile è che queste decisioni avvengano in segreto proprio mentre nell’audit ambientale organizzato dal Comune di Gubbio tre giorni fa, la Regione Umbria dichiarava di non aver voluto fino ad oggi, e non lo vorrà in futuro, utilizzare i Css come chiusura del ciclo dei rifiuti. Le aziende presentano legittimamente le loro istanze, ma la questione è politica. La giunta ha piena discrezionalità sulle scelte da adottare e può decidere di dire no alla richiesta autorizzativa senza alcun timore. Riteniamo che questa regia politica, ormai smascherata, debba essere sostituita da un dibattito alla luce del sole sulla situazione ambientale della conca eugubina. Nel solco tracciato dall’amministrazione comunale, così come inequivocabilmente deliberato dalla massima assise della città”.
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