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Quella volta che i Ceri vennero spostati di una settimana tra tensioni e tumulti

Nella storia dei Ceri ci sono state situazioni particolari ed eccezionali, legate alle guerre e non solo. Prendiamo il primo dopoguerra, quando la festa fu pretesto di scontri tra fazioni politiche contrapposte con una commistione inevitabile anche per il clima che si respirava nel Paese. In particolare a Gubbio, la festa dell’anno 1921 risultò davvero molto travagliata, come racconta lo storico Adolfo Barbi nella pubblicazione “La Festa dei Ceri durante l’ascesa del fascismo (1921-1930) che risale al 2000. Evento già straordinario, era stata rinviata al 22 maggio (la domenica successiva alla domenica 15), a causa delle elezioni politiche.

Nonostante il clima di tensione, le fasi iniziali della festa furono calme. Al contrario, nel pomeriggio, si verificarono incidenti, a causa probabilmente di alcune canzoni anarchiche cantate da gruppi di ceraioli. Alcuni fascisti spararono in aria dei colpi di pistola, determinando così una rapida fuga e l’intervento della polizia, che procedette a effettuare arresti e perquisizioni. Molti ceraioli vennero allontanati, ad altri fu impedito di entrare in città. Così al momento della corsa, il numero dei ceraioli disponibili era chiaramente insufficiente.

Un sacerdote, don Luigi Nigi, appassionato sostenitore della festa, tentò di rimediare a questa situazione. Raccolse un numero sufficiente di ragazzi, a cui si aggiunsero vecchi ceraioli ed anche qualche donna e iniziò il trasporto, che procedette con numerose soste e difficoltà, acuite da un violento e inaspettato temporale. I Ceri raggiunsero eroicamente la basilica di Sant’Ubaldo a notte inoltrata.