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Il rito di San Domenico: Gagliardi ha chiesto al Prefetto di intervenire. Le raccomandazioni di Stirati

Il Cristo Morto e la statua della Madonna Addolarata custoditi nella chiesa di San Domenico a San Martino

È arrivata sino alla scrivania del prefetto Claudio Sgaraglia la questione relativa ai riti della Settimana Santa da tenere all’interno della chiesa di San Domenico a partire da venerdì pomeriggio e fino al sabato. La segnalazione è arrivata dall’avvocato Francesco Gagliardi, che ha ritenuto opportuno portare all’attenzione del prefetto il pericolo di assembramenti che di fatto sarebbero in totale controtendenza con le normative vigenti legate alle disposizioni di sicurezza emanate dal Governo. È bastato un annuncio, ieri verso mezzogiorno, per aprire le reazioni a catena con le telefonate al sindaco Filippo Mario Stirati e le pressioni sul vescovo Luciano Paolucci Bedini affinché venissero annullati i riti della Settimana Santa, mentre sui social sono rimbalzate le esternazioni. Il tutto dopo che il parroco di San Domenico, monsignor Giuliano Salciarini, presidente della Confraternita di Santa Croce depositaria per tradizione della Processione del Cristo Morto in programma il venerdì santo, ha fatto sapere che venerdì pomeriggio e sabato mattina la chiesa nel quartiere di San Martino sarebbe rimasta sempre aperta, con la possibilità di pregare di fronte alle Statue del Cristo Morto e della Madonna. Ovviamente non è consentito il tradizionale bacio del signore e dovranno essere rispettate le distanze di sicurezza. “Speriamo che la gente comprenda e non si accalchi perché altrimenti saremmo costretti a chiudere”, ha spiegato. Ma l’iniziativa di questa specie di rito nella chiesa di San Domenico ha aperto un dibattito a tinte forte, che hanno coinvolto il sindaco e gli assessori. “Ho parlato con il vescovo – dice Stirati – per far presente la situazione anche rispetto alle segnalazioni ricevute. Ci sono delle norme e vanno rispettate, non possiamo abbassare la guardia rispetto a questa emergenza sanitaria. Ho ricevuto ampie rassicurazioni”.

Monsignor Luciano Paolucci Bedini è intervenuto con una nota a cura dell’ufficio stampa della Diocesi: “Siamo profondamente dispiaciuti per le reazioni, con molta probabilità si è trattato di un corto circuito nella comunicazione. Non c’era alcun intento di convocare i fedeli o assembramenti di popolo, ma solo un gesto semplicissimo di vicinanza, di conforto e di comunione spirituale verso chi soffre il momento e invoca i simboli della pietà e della devozione per scongiurare la pandemia. Questo si sarebbe manifestato rinnovando la tradizione della collocazione del Cristo Morto al centro del presbiterio e la Vergine a lato, nel total rispetto della circolare del Dipartimento di pubblica sicurezza diramata il 27 marzo dal Dipartimento del Ministero dell’Interno. Secondo quanto previsto dal Governo, si può andare in chiesa solo se “in transito” per altri spostamenti dettati dalla necessità (lavoro, spesa, farmacia, sanità, ecc.) e solo se la chiesa è situata lungo il percorso. Di tutto ciò i sacerdoti e i parroci della Diocesi eugubina stanno tenendo conto da settimane e lo stesso accadrà per ogni appuntamento del triduo pasquale. Per altro, le statue del Cristo Morto e della Madonna Addolorata sono nella chiesa di San Domenico dal luglio del 2016 e nei prossimi giorni cambierebbe semplicemente la collocazione del Cristo. Chiudiamo confidando nella comprensione di tutti perché si possano evitare strumentalizzazioni e sterili polemiche”.