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Festa dei Ceri, perché Stirati non decide. Altrove hanno già sospeso tutte le grandi manifestazioni di popolo

Il sindaco Filippo Mario Stirati

Se lo chiedono in tanti: perché il sindaco Filippo Mario Stirati non dichiara sospesa la Festa dei Ceri rinviandola a data da destinarsi o direttamente al 2021? Eppure, altrove i Comuni e gli organismi a vari livelli hanno già preso la decisione di annullare eventi di popolo come a Siena il Palio (sebbene sia programmato per luglio e agosto), ad Assisi il Calendimaggio, a Perugia la rievocazione storica di Braccio Fortebraccio (fissata a giugno) fino alla Formula Uno, al tennis e via dicendo (aspettando lumi dal calcio dove però girano interessi economici paurosi). Stirati ha preso tempo, e con lui il cosiddetto Tavolo dei Ceri, organismo mai legalmente costituito né insediato con investitura popolare tanto che settori ceraioli l’accettano democraticamente ma non ne riconoscono alcuna autorità.

Il sindaco non vuole aprire un caso in questo momento, sapendo che le reazioni popolari potrebbero essere le più disparate. Sui Ceri non ha alcuna intenzione di innescare un dibattito su favorevoli e contrari al rinvio, per cui preferisce temporeggiare. Del resto, Stirati usa questo come metodo anche in molti altri aspetti dell’amministrazione pubblica prendendo tempo fino a congelare le grandi scelte nel cercare un buon riparo dalle possibili critiche (non che i suoi predecessori fossero dei cuor di leone tanto più di lui, ma oggi questo è).

Prendersi tutto il tempo gli consente di far cadere la decisione dall’alto, poiché sicuramente il prefetto di Perugia, Claudio Sgaraglia, metterà mano al “caso Ceri” tenendo conto di tutte le implicazioni di una festa talmente popolare e coinvolgente che limitarla con le disposizioni sanitarie e di ordine pubblico sarebbe praticamente impossibile.

Si può ragionare anche su un altro motivo per cui il sindaco temporeggia e soprattutto è intenzionato a far piovere le decisioni dall’alto. E’ noto che durante la festa possono presentarsi degli incidenti (si ricorderanno soprattutto la donna reggiana travolta riportando lesioni e l’auto danneggiata dalla caduta di un Cero): le cause civili, negli anni intentate nei confronti del Comune dalle persone colpite, sono sempre state respinte accogliendo la tesi dell’Amministrazione Comunale di Gubbio che ha sempre considerato la festa in mano al popolo e senza un vero titolare che la gestisce.

Non c’è un ente proprietario della festa (oltre che del marchio), tanto da aver sempre respinto fin qui ogni tentativo di regolarizzarla con un soggetto giudirico (si parlò a lungo dell’Ente Ceri aspramente contestato da ambiti specie della politica) che si facesse carico di molti aspetti, compresa l’immagine per esempio.

Qualora il sindaco dichiarasse oggi d’imperio che la festa è sospesa e rinviata (all’11 settembre o direttamente al 2021), potrebbe essere interpretato come un atto di responsabilità diretta. Questo potrebbe perciò avere ripercussioni, come casistica, in eventuali controversie legali future. Sulla spinosa questione della titolarità della festa si tende infatti a puntare sul collettivismo, immaginando che abbiamo voce in capitolo con il Comune anche la Diocesi, l’Università dei Muratori Scalpellini e Arti Congeneri (definita depositaria per tradizione più che per effettivo ruolo), le Famiglie ceraiole (semplici associazioni), l’associazione Maggio Eugubino (una sorta di pro loco).

Questi soggetti si sono ritagliati dei ruoli in ambito organizzativo, soprattutto le canoniche colazioni, pranzi, merende e cene, ma di fatto non hanno alcun potere pratico di cui rispondere eventualmente davanti alla legge. E’ del tutto evidente che torna utilissimo lasciare che la festa sia di popolo senza un “titolare”: nessuno di fatto ne risponde e ciascuno può dire e fare ciò che vuole, al di là – per esempio – dei tempi della sfilata se debbano essere più corti o più lunghi, che poi all’atto pratico non si riescono comunque a governare.