A un autotrasportatore di 61 anni, L. M., dipendente di una ditta di trasporti di Gubbio l’Inail ha riconosciuto la malattia professionale di mesotelioma pleurico perché esposto per anni all’amianto e alle polveri e fibre che venivano veicolate nell’abitacolo di guida provenienti dal vano motore e sistema frenante.
L’Inail inizialmente ha negato il riconoscimento di patologia professionale. In seguito il lavoratore malato, assistito dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, che ha prodotto una copiosa documentazione tecnica e giuridica a dimostrazione della esposizione ad amianto degli autotrasportatori e conducenti di mezzi pesanti, almeno per quei mezzi prodotti entro il 20 aprile del 1993, ha ricevuto anche il certificato di esposizione per l’intero periodo di lavoro fino al 31 marzo scorso.
Il lavoratore otterrà dall’Inail di Perugia la costituzione della rendita diretta e dall’Inps l’adeguamento dei contributi per un periodo di 40 anni che si sommeranno a quelli già maturati, con anticipazione del trattamento pensionistico e maggiorazione della pensione.
La decisione può considerarsi molto importante perché il mesotelioma pleurico è una delle più gravi malattie asbesto correlate e conferma che gli autotrasportatori, anche quelli artigiani titolari del mezzo, spesso camion, sono stati esposti al minerale killer e molti sono deceduti. Nel trasporto risultano essere stati censiti 852 casi di mesotelioma dal settimo Renam, tra questi 131 camionisti e 59 autotrasportatori.
“Questo riconoscimento – ha spiegato l’avvocato Bonanni – dà voce ai tanti lavoratori autotrasportatori e artigiani che sono deceduti per mesoteliomi, tumori polmonari, asbestosi e altre malattie asbesto correlate”.
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