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Fiorucci fa come gli pare: esclusi gli emendamenti alle linee programmatiche nonostante le disposizioni del Ministero dell’Interno. Il sindaco perde la testa ed emula Bandecchi

Vittorio Fiorucci

Baruffa in Consiglio Comunale dove oggi (giovedì 26 settembre) il piatto forte erano le linee programmatiche del sindaco Vittorio Fiorucci. Una discussione che nel documento ha visto anche dei passaggi usati in campagna elettorale, con le stesse terminologie senza la precisazione su impegni su modi e tempi.

Dalle minoranze è arrivata la richiesta di emendare le linee programmatiche, ma il presidente del Consiglio Comunale, Mattia Martinelli, su parere del segretario comunale facente funzioni, il dirigente Raoul Caldarelli, ha bocciato la richiesta dichiarando non emendabili le linee programmatiche del sindaco.

Ma il Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali, Territorio e autonomie locali, del Ministero dell’Interno chiarisce che “non si ritiene esclusa la facoltà di proporre emendamenti alle linee programmatiche presentate dal sindaco, in quanto si assegna al Consiglio Comunale la competenza alla definizione, all’adeguamento e alla verifica periodica del programma di governo”.

La disposizione ministeriale parte dalla formulazione di un quesito in merito alla possibilità di emendare le linee programmatiche presentate dal sindaco al Consiglio Comunale ai sensi dell’articolo 46, comma 3, del decreto legislativo numero 267 del 2000.
Si esplicita che “al riguardo, si osserva che l’articolo citato demanda allo statuto il termine entro il quale il sindaco, previa audizione della Giunta, presenta al Consiglio Comunale le linee programmatiche relative alle azioni e ai progetti da realizzare nel corso del mandato.
Si soggiunge, altresì, che il citato articolo prescrive che lo statuto disciplini anche i modi di partecipazione del Consiglio Comunale alla definizione, all’adeguamento e alla verifica periodica dell’attuazione delle linee programmatiche da parte del sindaco… e dei singoli assessori. Il Consiglio Comunale nella sua funzione di indirizzo e controllo come enunciata dal decreto legislativo numero 267 del 2000 è chiamato, dunque, a partecipare al programma amministrativo sia nella fase iniziale e sia nelle fasi intermedie, con le modalità indicate proprio nello statuto. Lo statuto comunale stabilisce che il sindaco, in sede di verifica annuale dello stato di attuazione dei programmi, presenta al Consiglio Comunale una relazione sul grado di realizzazione delle linee programmatiche nei termini di cui all’articolo 193 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (Tuoel). Alla luce della normativa sopra richiamata, si ritiene che le linee programmatiche non possano non essere partecipate tramite delibere quali atti tipici con i cui gli organi collegiali manifestano la propria volontà.
Ciò posto, si condivide l’orientamento espresso da codesta Prefettura nel senso di non ritenere esclusa la facoltà di proporre emendamenti alle linee programmatiche presentate dal sindaco, considerato che il disposto recato dal citato articolo 42, comma 3, del decreto legislativo numero 267del 2000 assegna al Consiglio Comunale la competenza alla definizione, all’adeguamento e alla verifica periodica del programma di governo”.

Ancora una volta, dopo la burrascosa seduta d’insediamento con altre contestazioni sulla legittimità delle procedure, si conferma la tendenza a palazzo Pretorio di fare e disfare a piacimento a seconda della maggioranza di turno. C’è la tendenza a interpretare le norme, ad agire in modo arbitrario indipendentemente dalle normative nazionali, al punto da far evocare azioni continue di controllo da parte degli organismi preposti per avere la garanzia del modus operandi corretto degli organi istituzionali di governo, ricordando anche taluni precedenti sulla gestione della cosa pubblica a Gubbio.

Il sindaco Fiorucci ha perso le staffe emulando il suo collega ternano Stefano Bandecchi, ora alleato con il centrodestra alle prossime elezioni regionali del 17 novembre. Le minoranze accusano Fiorucci di aver pesantemente offeso l’opposizione e l’onorabilità dell’intero Consiglio Comunale, fino a lasciarsi andare nel dichiarare che lavorando dalle 7.30 alle 20.30 non ha tempo da perdere con “le cazzate che sente durante il Consiglio Comunale”.

La piega che sta prendendo il nuovo corso politico-amministrativo lascia pesanti dubbi sulla correttezza delle procedure e delle relazioni istituzionali.