“Mi sono seduto sugli scranni del Consiglio Comunale di Gubbio per la prima volta nel luglio del 1988. Ero capogruppo dell’allora Pci, partito che aveva 23 consiglieri su 40”: comincia così un lungo intervento di Orfeo Goracci su Facebook in cui annuncia oggi (giovedì 18 aprile) il suo ritiro non ricandidandosi alle elezioni Comunali di giugno. Dopo mesi di incertezza, mandando avanti Gabriele Tognoloni che si è candidato a sindaco con Cantiere Sociale e al quale ha assicurato il suo sostegno, ha deciso di farsi da parte avendo pure fatto un po’ di conti (nel 2019 prese 2.140 voti che servirono soltanto a lui: Tognoloni farà altrettanto e serviranno solo a lui trovando quelli che correranno?). Goracci e Tognoloni sono stati alleati, poi nemici politici e adesso di nuovo insieme: la politica, si sa, è l’arte del possibile che diventa impossibile e viceversa tra cambi e salti di tutti i generi.
Goracci ha ricordato di aver ricoperto svariate cariche istituzionali, nell’ordine consigliere comunale, assessore comunale, parlamentare, consigliere regionale, sindaco e di nuovo consigliere regionale prima dell’arresto il 14 febbraio 2012 e il ritorno a Palazzo Pretorio nel 2019. I suoi avversari politici ironizzano in queste ore sul fatto che adesso si godrà appieno vitalizi e pensione, oltre a occuparsi a tempo pieno della sua vicenda processuale in corso al tribunale di Perugia, dovendo rispondere di svariati reati nel dichiararsi estraneo a tutti i fatti contestati.
Dopo aver ricostruito la carriera politica, Goracci sui social ha richiamato anche la sua vicenda giudiziaria: “Nel 2012 si è aperta nella mia vita una voragine esistenziale talmente triste e dolorosa. Il 14 febbraio, con grande clamore, sono stato arrestato, tradotto nel carcere di Capanne e trattenuto lì in isolamento per 39 giorni. A oggi, a 12 anni di distanza, siamo solo al primo grado di un processo che deve sentire ancora decine di testimoni”.
Ha ricordato l’ultima sua campagna elettorale, nel 2019, dove tra gli attacchi agli avversari politici, ai magistrati, agli imprenditori, ai giornalisti non graditi né affini, ha trovato 2.140 voti che gli sono valsi l’elezione soltanto di se stesso. Non ha mantenuto l’impegno annunciato di lasciare a metà mandato a favore del primo dei non eletti (evidentemente gli altri avevano corso solamente per lui, com’era ampiamente prevedibile).
Da consigliere comunale, nel mandato che si sta per concludere, ha deciso di rinunciare, liberamente, a portare avanti una causa legale contro il Comune scontrandosi con le norme che non prevedono sia conciliabile il contenzioso legale con un incarico istituzionale elettivo (“La mia presenza in Consiglio risultava così indigesta che è stata ideata, ad hoc, la via decadenziale per buttarmi fuori dal Consiglio Comunale”, ha scritto, pur sapendo che soltanto le normative nazionali lo hanno costretto a scegliere dopo peraltro aver perso la causa legale contro il Comune in primo grado).
Goracci ha ricordato di non aver mai mancato a una seduta di Consiglio Comunale, commissione, o conferenza capigruppo, di aver presentato 190 atti, oltre a comunicati, lettere aperte, prese di posizione pubbliche e le immancabili offese a professionisti anche dell’informazione (come in passato a fasi alterne, a seconda del gradimento o meno di professionisti un tempo amici diventati ai suoi occhi nemici e viceversa).
“Nonostante l’invito e la richiesta di tanti cittadini a ricandidarmi – ha infine scritto -, chiudo qui la mia lunga parentesi di presenza con vari ruoli a Palazzo Pretorio. Non chiudo certo con la mia passione politica e il mio impegno civico. Si manifesterà, si concretizzerà però in forma diversa. Ho molte primavere sulle spalle, ma ancora non sono del tutto rincoglionito, e pensando agli scenari eugubini (chi vuol andare in Regione), o addirittura mondiali (Biden Trump), dopo aver scritto un libro che ho in mente, dopo qualche tranquillo viaggio con moglie e figlia, non escludo niente in assoluto per il futuro”.
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