Psicodramma elettorale con largo anticipo. Il campo largo del centrosinistra si fa la guerra ed è tutta una questione di poltrone, prospettive personali e diatribe ideologiche fregandosene dei problemi e delle prospettive della città.
Il sindaco uscente Filippo Mario Stirati agita lo spauracchio della destra pur sapendo benissimo che la coalizione meloniana è indebolita dalle tensioni e divisioni attorno al candidato Vittorio Fiorucci mentre i partiti e Gubbio Civica faticano a trovare chi si metterà in lista. La verità è che il professore pensa al futuro personale cercando di nascondere tutto mentre a Perugia tutti sanno che vuole determinare il perimetro a sinistra su cui fondare poi la sua candidatura per un posto in Regione.
Glielo hanno sbattuto in faccia perfino Orfeo Goracci e Gabriele Tognoloni, contro i quali Stirati ha dato un contributo per farli escludere dalla costruenda coalizione supportato in questo dai socialisti (che temono di perdere peso e incarichi come da tradizione) e anche da chi con Goracci e qualsivoglia interposta persona non vuole avere niente a che fare.
Goracci ha preso malissimo la ricostruzione di stampa del giornalista politologo perugino Marco Brunacci (che ha confermato l’indiscrezione fondata di VivoGubbio sull’ipotesi candidatura dell’ex socialista Marco Bellucci) e ha ripreso a recitare il ruolo della vittima dicendosi come al solito accerchiato da poteri forti, soggetti che definisce “padronali, politici e dell’informazione”, come si è sfogato sui social. Il duello rusticano con Stirati già infiamma la campagna elettorali tra interessi e convenienze politiche.
Stirati ha in mente soltanto la corsa alle regionali tanto da non aver indicato un proprio candidato alla successione contribuendo alla confusione e alla lotta senza quartiere tra chi ambisce a prenderne il posto e lo stipendio. Goracci invece ha compiuto 65 anni lo scorso 8 febbraio e potrebbe approfittare del traguardo raggiunto per rivelare compiutamente gli importi che percepisce tra il vitalizio da consigliere regionale, quello da parlamentare e la pensione da insegnante elementare sebbene non abbia di fatto esercitato per 21 anni ricoprendo incarichi istituzionali (altro privilegio che si è dato la classe politica).
In serata (oggi, giovedì 29 febbraio) sono entrati sulla scena i Socialisti Eugubini che, preoccupati di turbare lo scenario nel dover mantenere come minimo l’assessorato di Gabriele Damiani rientrato dopo le dimissioni che aveva dato come “definitive e irrevocabili” e il posto da consigliere provinciale di Francesco Zaccagni, fanno sapere “che una loro proposta del nome di Marco Bellucci per la candidatura a sindaco e come loro contendente alle possibili primarie non è stata mai avanzata. Per quanto la figura di Bellucci sia degna espressione della tradizione amministrativa e socialista della città, e per quanto egli non difetti dei requisiti richiesti alla figura del sindaco, ci corre d’obbligo, in omaggio agli irrinunciabili principi di verità e trasparenza, smentire suddette voci. I Socialisti, infatti, hanno sempre ribadito in tutte le riunioni e sedi che il loro unico e vero obiettivo è contribuire fattivamente a una rinnovata alleanza progressista che grazie a valori condivisi, esperienza amministrativa da un lato e nuove energie ed esperienze dall’altro, sappia proseguire ciò che di positivo è stato realizzato dall’Amministrazione uscente, senza dissipare tempo e risorse, al contempo però sapendo traguardare nuovi e più ambiziosi obiettivi all’altezza delle nuove sfide della città. Coerentemente a quanto richiamato, i Socialisti ribadiscono che qualsiasi loro contributo è e sarà strettamente funzionale all’unità dell’alleanza, così come ad oggi definita, mentre escludono fin da ora, per esplicita indisponibilità dell’interessato, la possibile partecipazione di Bellucci ad eventuali consultazioni primarie, riservandosi tuttavia di avanzare altre ipotesi di candidature sulla base di quanto emergerà al tavolo di coalizione”.
Non è facile credere alle dichiarazioni e versioni dei socialisti, vista la vicenda Damiani che politicamente si è rimangiato le dimissioni irrevocabili e potrebbe ricandidarsi nonostante abbia annunciato pubblicamente il disimpegno (il suo partito è convinto che tornerà in lista a giugno).
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