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Padre Tonino Menichetti ha fatto la storia della comunità agostiniana. Il ricordo del professor Luigi Girlanda

Padre Tonino Menichetti con il professor Luigi Girlanda

di LUIGI GIRLANDA

È molto difficile per il sottoscritto scrivere un ricordo di padre Tonino Menichetti. La difficoltà è tutta nel profondo legame d’amicizia e nel sincero bene che avevamo (pardon, nella prospettiva cattolica abbiamo ancora) l’uno per l’altro, pur non andando d’accordo quasi su nulla nelle questioni di fede. Ma una promessa è una promessa e, in uno degli ultimi incontri che ebbi con padre Tonino nella sua camera del convento di Sant’Agostino a Gubbio, prendendomi un po’ giro con la sua aria sorniona, mi disse: “Sai che ridere quando dovrai scrivere di me!”. Risposi, contraccambiando la sottile ironia: “dirò che eri un mezzo eretico, ma che ti volevo un gran bene”. Ci pensò un attimo, sorrise, e disse che “mezzo eretico” era un bel complimento. Poi mi abbracciò, mi regalò un segnalibro con una sua dedica scritta, e assicurò che anche lui mi voleva bene.

Padre Tonino era una persona trasparente. Non c’era mai bisogno di interpretare o cercare di capire cosa ti volesse dire, come accade sempre con tutti, perché era diretto e non nascondeva mai i suoi pensieri. Da questo punto di vista era davvero un uomo del dialogo perché ne rispettava la regola principale: riconoscere all’interlocutore il diritto di sapere come la pensi veramente. Era inoltre un uomo con idee chiare, nette e ben radicate, ma era quanto di più lontano si possa immaginare dalla dimensione ideologica. Per lui le persone sono venute sempre prima delle idee. In una chiesa sedicente aperta al dialogo e al confronto, ma pronta sempre a fare deserto intorno a chi osa muovere qualche critica, padre Tonino era l’unico che continuava sempre a tenere rapporti autentici e sinceri anche con chi la pensava diversamente da lui o dal nuovo corso della neo chiesa. 

Mi raccontava spesso di come aspettasse sempre di leggere la rubrica “La Rocca” a ogni uscita del “VivoGubbio” e di come, puntualmente, dovesse difendermi dalle critiche che suscitava tra i confratelli. La difesa, spiegava, era sempre la stessa: “d’accordo scrive cose scomode, ma sono documentate e argomentate e non dimentichiamo che siamo fratelli e che ci vogliamo bene”. Ecco, la persona sempre prima delle idee. Non basterà una vita per ringraziare padre Tonino di questo insegnamento. Quando invece toccava al sottoscritto lagnarsi di qualche critica di troppo la risposta era altrettanto netta: “guarda che hanno detto male perfino di Gesù Cristo, tu chi ti credi di essere per non prenderti qualche meritata sberla?”.

Padre Tonino era comunque un uomo di Dio. Se ne traeva la certezza quando ci si confessava da lui. La sua raccomandazione costante era la preghiera. Usava questa immagine: un’automobile, per quanto costruita bene e di lusso, ha bisogno della benzina sennò non va da nessuna parte. Allo stesso modo noi possiamo avere doni naturali altissimi, possiamo essere dotti e saper scrivere bene, ma senza la benzina della Grazia di Dio non ci muoviamo. E finiva spesso per ricordare il monito del vangelo: siamo servi inutili. “Quindi – concludeva ridendo – non montiamoci la testa, Dio può far benissimo anche senza di noi”. Finita la confessione, immancabilmente, per provocarlo un po’, lo prendevo in giro dicendogli: “bravo padre Tonino, lo vedi che anche se sei diventato un mezzo protestante hai mantenuto qualcosa di cattolico?”. Rideva (con quel sorriso che porterò sempre nel cuore) e stava al gioco: vedrai che Lutero lo faranno santo un giorno…

Con padre Tonino le cose serie e fondamentali della vita e della fede passavano sempre per la porta del sorriso e dello scherzo. Sono certo fosse una strategia, per conquistare il cuore della gente al di là delle differenze di idee e sensibilità. Ora che ha terminato il suo lungo cammino terreno, per alleviare un po’ la tristezza che abbiamo nel cuore, il lettore ci perdonerà se ci permettiamo di scherzare con lui un’ultima volta… 

“Allora padre Tonino, come va dopo il giudizio? Hai visto che avevo ragione io e che Dio è cattolico?”. Ci sembra quasi di sentire la sua immancabile risposta (visto che non ti lasciava mai l’ultima parola): “Certo, ma non importa, perché la cosa più bella è che ora in Lui vedo non quanta ragione avevi ma quanto bene mi vuoi. Quindi finiscila di piangere, metti la benzina e vai avanti, perché un giorno ci rivedremo”. 

A Dio, carissimo padre Tonino.