Il sindaco Filippo Mario Stirati ha scritto al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, ai presidenti di Camera e Senato, ai Parlamentari eletti in Umbria, al ministro Calderoli e al ministro Musumeci, alla presidente Tesei e ai presidenti di Anci e Ali. Oggetto della missiva “un’ingiustizia storica subita dalla nostra città”.
Ecco il testo integrale della lettera:
Illustrissimo Presidente, nella mia veste di sindaco di Gubbio, a conclusione del mio secondo e ultimo mandato, intendo sottoporre alle Signorie Vostre una questione assolutamente cruciale per la mia città e per il mio territorio comunale. Gubbio, unitamente ad altri Comuni italiani con analoghe caratteristiche, subisce da sempre un’ingiustizia storica, mai sanata da alcun Governo e Parlamento della nostra Repubblica. Siamo un Municipio di 31.400 abitanti con una estensione di 525 chilometri quadrati e tale vastità ci colloca tra i Comuni più grandi d’Italia. Questo oggettivo squilibrio fa sì che siamo nella condizione di dover curare, con risorse derivanti esclusivamente dal numero degli abitanti, un territorio ben più esteso di quello di innumerevoli grandi città italiane. La situazione è resa ancora più problematica in relazione al fatto che siamo un’Area interna con una configurazione collinare e montana, connotata da fenomeni di dissesto idrogeologico, oltre che sismica, come testimoniato dagli eventi tellurici determinatisi nei secoli e negli ultimi decenni. Per fornire alcune cifre indicative, sottolineo i circa 600 km di strade comunali da manutenere, un verde pubblico sconfinato, 38 cimiteri di nostra stretta competenza. Abbiamo altresì un centro storico di assoluto pregio, dal 1960 sede dell’Associazione Nazionale dei Centri Storico-Artistici la cui Carta, emanata a Gubbio, ha sancito i principi ispiratori della tutela e della valorizzazione dei centri storici italiani: una piccola capitale della cultura attraversata da millenni e secoli di vicende geologiche, storico-culturali, artistiche, linguistiche, folkloriche, religiose. Questo ovviamente è un nostro grande orgoglio ma, al tempo stesso, una enorme responsabilità in termini di cura, di studio e di promozione su tutti i fronti. Ritengo che sia facilmente immaginabile la fatica e l’inadeguatezza inevitabili che scontiamo nel dover rispondere alle legittime istanze dei nostri cittadini, ancora peraltro presenti anche nei luoghi più periferici del nostro Comune, ricchi di valenze paesaggistico-ambientali e quindi suscettibili di interessanti progressi nel campo del turismo e dell’esaltazione di originali tipicità. Alla luce di queste considerazioni sottopongo alla Vostra attenzione la necessità di stabilire nei meccanismi che presiedono alla finanza locale un correttivo economico che rappresenti una compensazione per tutti quei Comuni italiani che, in ragione delle dimensioni territoriali, affrontano una sfida impari per le loro reali forze disponibili. Sarebbe una grande occasione per porre fine a una plastica discrasia e a una iniquità palese. Certo di una Vostra benevola considerazione in ordine alle mie argomentazioni, colgo l’occasione per porgere i più distinti saluti e la mia più sincera riconoscenza per il Vostro lavoro istituzionale.
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