Rifondazione Comunista di Perugia va all’attacco dei vitalizi e chiama in causa i vecchi eletti del partito che oggi ne beneficiano, con importi anche corposi ogni mese. Tra i vecchi eletti nelle file del Prc c’è l’eugubino Orfeo Goracci, ex parlamentare ed ex consigliere regionale, rimasto politicamente attivo ma uscito a suo tempo dal partito tra non poche polemiche e veleni. In una nota viene sostanzialmente evocato Goracci, evidentemente non l’unico visto che si fanno riferimenti generici e non singoli.
La questione dei vitalizi è stata tirata in ballo anche nell’ultima seduta del Consiglio Comunale dal giovane consigliere Michele Fiorucci dei LeD (Liberi e Democratici) che ha ricordato proprio a Goracci facendogli i conti in tasca, come esplicitato nel video del suo intervento che ha fatto il giro del web e al quale Goracci ha ritenuto di rispondere non entrando nel merito.
“Rifondazione, tra difficoltà enormi, sta continuando a fare politica nella nostra regione. D’attualità è tornata la vicenda dei vitalizi, sia a livello nazionale che regionale. Vogliamo innanzitutto – viene spiegato in una nota – ricordare all’opinione pubblica umbra che nessuna e nessuno dei nostri ex esponenti di partito (ex perché in Umbria nessuno di chi percepisce un vitalizio è rimasto in Rifondazione), nominati o eletti, versa un euro del proprio vitalizio a Rifondazione comunista. Lo ricordiamo perché non vorremmo che i sacrifici della nostra militanza politica fossero confusi con il privilegio di alcuni che sommano alla propria pensione da lavoro un vitalizio frutto esclusivo di una passata appartenenza al nostro partito. Detto questo, cercheremo di essere il meno ambigui e nebulosi possibile, sempre se lo siamo mai stati. Innanzitutto vogliamo ricordare che se in Umbria gli attuali consiglieri regionali non prenderanno più il vitalizio lo si deve ad una nostra proposta del 2015 diventata legge. Hanno ragione i sindacati: in Umbria la rivalutazione dei vitalizi e il loro conseguente aumento è per lavoratori e pensionati una beffa insopportabile. Soprattutto se si pensa che solo per i consiglieri regionali è possibile questo strumento, per i lavoratori, dopo l’abolizione della scala mobile, non più. Lavoratori e pensionati, quelli umbri, che già percepiscono salari e pensioni mediamente più bassi del 15-20 per cento rispetto alla media del centro nord. Poi, il governo Meloni è riuscito nello stesso tempo a togliere il reddito di cittadinanza, ad esprimere contrarietà al salario minimo e a ripristinare il vitalizio che era stato tagliato nel 2018 agli ex senatori che hanno svolto almeno una legislatura prima del 2012. Contro queste vergogne proponiamo che parta dall’Umbria un segnale in controtendenza: tutti coloro che percepiscono In Umbria un vitalizio e godano nello stesso tempo di un reddito da pensione, rinuncino al vitalizio e lo destinino come contributo automatico ai rispettivi sistemi sanitari pubblici. Non c’è analisi di fase sulle alleanze che tenga rispetto all’esempio per poter tornare credibili agli occhi delle classi subalterne”.
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