Poco importa quanto ondeggiano e cadono perché i bambini capiscono al volo che conta darci sotto e prendere la migliore confidenza con il Cero. La loro giornata, la festa dei Ceri Piccoli, è un’altra metafora della vita: si cade e ci si rialza subito, si tentenna e si riparte con più forza. In miniatura, questa palestra ceraiola non si distacca dal 15 maggio e dai Ceri Mezzani che esaltano i più giovani. I valori che vengono trasmessi ai bambini sono autentici e loro riescono a farli propri, cercando di prendere il meglio e non l’invadenza degli adulti.
Si sono goduti la loro giornata i Capodieci Emanuele Coldagelli di Sant’Ubaldo, Mattia Pascolini per San Giorgio e Lorenzo Fiorini per Sant’Antonio, con i Capitani Alessandro Allegrucci e Giuseppe Cecchetti, l’alfiere Aurora Barbacci e il trombettiere Alessandro Ercoli. Hanno vissuto da protagonisti il 2 giugno assieme a tutti i ceraioli, alle famiglie e ai tanti curiosi che hanno approfittato della festa per godere di uno spettacolo della tradizione unico nel suo genere.
Le emozioni sono sempre forti, come all’Alzata quando i piccoli Ceri si mimetizzano tra la folla e si fanno largo. Non si sono spaventati i piccoli ceraioli quando un violento acquazzone si è riversato sulla città nelle prime ore del pomeriggio dopo il solleone. Tutto è filato liscio, si sono rimessi a posto e fatti trovare prontissimi per la partenza della corsa. Entusiasmo durante le girate e la corsa del pomeriggio tra le vie cittadine e fino a risalire i vecchi tornanti del monte Ingino dove si vedono sotto il Cero anche bimbi in tenerissima età.
L’epilogo è sempre bellissimo con i Ceri Piccoli: il portone della basilica di Sant’Ubaldo è infatti rimasto aperto e nel chiostro hanno fatto festa compatti e straordinariamente uniti nell’omaggio al patrono, davanti all’urna che da secoli ne custodisce le spoglie incorrotte. Non ci sono eccessi, né fanatismi. C’è l’agonismo per dare il meglio, questo sì, come del resto avviene affrontando il percorso cittadino. Hanno impiegato circa dodici minuti per raggiungere la basilica, dove ad accoglierli c’era il vicario generale della diocesi e cappellano dei Ceri, don Mirko Orsini.
Dai bambini viene l’insegnamento più bello perché chiudere la festa tutti assieme nel chiostro è capire cosa vuol dire veramente la festa dei Ceri che va oltre la corsa.
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