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Discarica di Colognola, né reati ambientali né danno erariale per Capponi, Minelli e Santini

La discarica di Colognola

Non ci sono né reati né danno erariale nella vicenda della discarica di Colognola che risale all’autunno 2018 e ha coinvolto gli ingegneri di Cooprogetti Luigino Capponi (58 anni), direttore tecnico del sito, il suo assistente Enrico Minelli (59) e Raffaele Santini (66), all’epoca dei fatti responsabile del settore ambiente del Comune, oggi in pensione.

L’edizione umbra de Il Messaggero di oggi, mercoledì 15 marzo, riporta la sentenza depositata lunedì scorso, 13 marzo, della Corte dei Conti sezione giurisdizionale regionale per l’Umbria con il presidente Piero Carlo Floreani, il consigliere Acheropita Mondera e il primo referente relatore ed estensore Marco Scogliamiglio, che ha rigettato la richiesta della Procura regionale della stessa magistratura contabile di un risarcimento di 182.938 euro (in subordine 45.734,50 euro) in favore del Comune di Gubbio.

Nella sentenza vengono anche accordate le spese legali di 2.000 euro a ciascuno dei tre. Questo dispositivo chiude definitivamente la vicenda che lo scorso febbraio aveva visto calare il sipario anche a livello penale per l’inchiesta della Procura della Repubblica di Perugia che, condotta dal sostituto procuratore Carmen D’Onofrio, aveva visto indagati per una serie di reati ambientali anche il sindaco Filippo Mario Stirati e l’ingegnere Valter Fabio Filippetti di Cooprogetti, deceduto il 29 ottobre 2020.

La Corte dei Conti si è pronunciata dopo l’udienza del 18 gennaio scorso in cui sono state ascoltate le parti, con il relatore Chiara Lucia Chirienti, il relatore Scognamiglio e il pubblico ministero Enrico Amante, sostituto procuratore generale. La Procura regionale sosteneva le irregolarità che avrebbero caratterizzato la conduzione della discarica di Colognola, riscontrate dal Nucleo operativo ecologico (Noe) dei carabinieri, dall’Arpa e dal consulente nominato nell’ambito del procedimento penale.

Il presunto danno era stato individuato nei maggiori costi di smaltimento del più elevato quantitativo prodotto di percolato derivante dall’irregolare gestione della discarica. Alla base della richiesta di risarcimento c’era, secondo la Procura, la mancata apposizione provvisoria di teli protettivi contro la pioggia. La Corte dei Conti ha osservato che “la produzione del percolato, in generale, non è collegata al solo andamento delle piogge ma anche all’incidenza di altri fattori quali, per esempio, la tipologia dei rifiuti conferiti; non vi era alcuna espressa previsione di un obbligo di copertura provvisoria, laddove l’apposizione definitiva dei teli era invece prevista dall’autorizzazione integrata ambientale per la copertura finale; la discarica non era in esaurimento, in quanto consentiva ancora una significativa capacità residua”.

È stato dimostrato che “la quantità di percolato prodotta dalla discarica di Colognola risulta addirittura inferiore alla produzione di percolato di altre discariche che si trovano nella medesima condizione di capacità residua”.