La discarica di Colognola mette nei guai il sindaco Filippo Mario Stirati, il dirigente comunale Raffaele Santini responsabile del settore ambiente e i tecnici Luigino Capponi, Walter Fabio Filippetti ed Enrico Minelli della società cooperativa locale Cooprogetti. Il pubblico ministero Carmen D’Onofrio della procura di Perugia, sulle indagini condotte dal Noe guidato dal maggiore Francesco Motta, ha comunicato la conclusione delle indagini preliminari escludendo la richiesta di archiviazione. Vengono contestate una serie di violazioni, a cominciare nel caso di Stirati, Santini e Filippetti (diretto tecnico della Cooprogetti) dall’omissione di effettuare il monitoraggio mensile nei punti di captazione di biogas secondo quanto prescritto nell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) rilasciata dalla Provincia di Perugia nel febbraio 2014.
LE CONTESTAZIONI. I magistrati contestano anche l’omesso campionamento trimestrale delle acque di ruscellamento, nonostante – si legge nell’avviso – dai dati forniti dal gestore risulti che nel corso del 2015 è piovuto non giustificando l’assenza di controlli durante l’anno. Per Stirati, Santini, Capponi (direttore tecnico della Cooprogetti) e Minelli (assistente tecnico del direttore della discarica) ci sono contestazioni sulle modalità di campionamento delle acque di ruscellamento nel marzo 2016 in una data in cui non ci sono state precipitazioni, in difformità da quanto previsto, mentre dai dati meteo forniti dal gestore nel periodo di riferimento si sono verificate piogge che avrebbero consentito di effettuare il monitoraggio nelle condizioni meteorologiche prescritte. Inoltre, nel primo trimestre 2016 veniva effettuato il campionamento solo in un punto e non negli altri due. Ci sono anche rilievi sullo scarico di acque reflue industriali in fognatura con il superamento del valore limite di emissione.
LE PRESCRIZIONI. Per i cinque soggetti coinvolti nell’indagine ci sono altre contestazioni tecniche sulla gestione, utilizzo e a livello strutturale della discarica. Per la procura non sono stati messi in atto idonei sistemi di copertura provvisoria dei lotti di discarica coltivati, finalizzati alla minimizzazione delle infiltrazioni delle acque meteoriche con conseguente maggiore e anomala formazione di percolato. Per gli inquirenti si è omesso di correlare le quantità di percolato prodotto ai dati meteo-climatici mediante un bilancio idrogeologico annuale del percolato in grado di tenere conto, in fase di esercizio, dell’ampiezza del fronte di coltivazione nell’evoluzione dell’accumulato e dell’ampiezza del fronte di coltivazione nell’evoluzione dell’accumulo e della riduzione delle infiltrazioni superficiali. Infine, viene contestata l’omessa comunicazione sulle acque sotterranee con riferimento al superamento delle concentrazioni di ione ammonio, che testimoniano la presenza di azoto compatibile con un costante apporto di percolato disperso. La discarica di Colognola già in passato è stata oggetto di esposti e attenzioni della magistratura ordinaria, oltre alle querelle sui soldi incassati non reinvestiti nello stesso sito.
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