Luca Morelli è rientrato da Milano dove ha presentato ufficialmente il suo libro Rockilience, per l’organizzazione di D.Wine, in un locale particolare che coniuga eventi mondani, svago e cultura.
Come mai ha scelto proprio Milano per la prima presentazione ufficiale?
“Oltre alla mia città d’origine, sono molto legato a Milano perché è una realtà in continuo fermento, ricca di opportunità. Ed è anche il posto in cui ho prestato servizio come infermiere nel pieno della pandemia e questo ha stretto un rapporto indissolubile. Il libro parla di tante cose ma anche della pandemia vissuta a Milano”.
Come si è svolta la serata?
“Il locale era affascinante perché sullo stile dei New York bar, con un arredo urbano di tendenza che si apriva su diversi spazi più intimi nei quali io ed altri autori abbiamo ambientato il nostro momento. C’è stata un’affluenza incredibile, perciò nonostante i molti presenti non è sempre stato facile trovare la concentrazione per raccontare le tante sfaccettature del libro. Ma era talmente coinvolgente l’atmosfera che ho seguito il mood della serata e tutto è andato per il meglio”.
Come mai ha scelto proprio quella location?
“Ho scelto un locale giovane nel quale poter comunicare i contenuti del libro in maniera più fresca e leggera. Fare una conferenza in uno spazio formale avrebbe raggiunto un pubblico che in qualche modo ho già coinvolto in altri eventi. Volevo rompere il muro che si crea spesso fra cultura e svago. Le due cose dovrebbero più spesso andare parallele. Sapere poi che la serata era presentata da Iuliana Ierugan, attrice di successo nel film campione di incassi Natale sul Nilo e ora esperta di creatività digitale, è stata una garanzia di qualità. Iuliana è riuscita a incuriosire diversi giornalisti che sono venuti all’evento e con i quali ho avuto modo di confrontarmi”.
In che modo dovrebbero sentirsi coinvolti i giovani leggendo il libro?
“Il fil rouge del libro è la capacità di sogno. Partendo dalla mia infanzia, via via fino agli studi giovanili, alle scelte che ho fatto e molte delle quali hanno implicato cambiamenti repentini di vita, ciò che ha sempre illuminato la mia strada è la fiducia nel futuro, il desiderio di fare meglio e raggiungere obiettivi insperati. Il libro vuole dare un messaggio positivo ai giovani che si trovano spesso davanti a vicoli ciechi da cui sembra complicato uscire: la forza di reinventarsi e la curiosità devono rimanere un punto fermo nella vita di ognuno di noi”.
Alla serata erano presenti altri autori: pensa che anche loro avessero lo stesso intento di dare fiducia ai giovani in un momento storico così complesso?
“In effetti, nonostante i libri presentati trattassero i temi più svariati, credo che tutti in fondo fossimo lì per portare fiducia e ottimismo, oltre che un pizzico di leggerezza agli ospiti, perché siamo quotidianamente travolti da notizie nefaste che ci paralizzano e oscurano l’orizzonte. Lo scopo di un libro, oggi più che mai, dovrebbe essere quello di esortare a riprendere la strada con grinta e fiducia. Inoltre, l’aspetto affascinante è stato che un esperto di vini ha abbinato una degustazione a ogni manoscritto invitando gli ospiti all’ascolto sensoriale delle tematiche e non solo razionale. Pensandoci, le emozioni fluiscono attraverso tutti i sensi. Uno può diventare veicolo dell’altro, quindi è molto curioso questo approccio. Il valore aggiunto per me è stato sicuramente lo scambio di idee con gli autori. Al mio fianco avevo Nicola Scambia, autore del romanzo Jackfly, un thriller finanziario che ripercorre il crack finanziario che ha colpito l’Italia nel 2008 2009, poi c’era Potentilla, un fantasy scritto da Elisabetta Garbarini e Paola Battaglia con il suo Manuale di Autostima”.
Cosa riporta a casa dall’esperienza milanese?
“La consapevolezza che Rockilience è sempre più un mezzo e non un fine. Che la scrittura è uno strumento per comunicare e condividere, che mi permette di portare i valori della mia terra ovunque io vada, com’è accaduto in America l’estate scorsa. Un libro è come una chiave che apre le porte dell’animo della gente, più si parla di verità e di emozioni e più le persone sono disposte ad ascoltare”.
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